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Debutta a Nemi in Lazio la mostra su Ungaretti del Gruppo Ermada Vidonis

locandina dell'inaugurazione della mostra a Nemi locandina dell'inaugurazione della mostra a Nemi

Debutta a Nemi in Lazio la mostra su Ungaretti del Gruppo Ermada Vidonis. Venerdì 28 marzo alle 13.30 nella Sala delle Armi di Palazzo Ruspoli è in programma l'inaugurazione della mostra “Ungaretti: una voce in tempo di pace”, realizzata dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis di Duino Aurisina insieme alla Sezione di Borgo Hermada (LT) con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e la collaborazione del Comune di Nemi, nell’ambito della cerimonia di apertura degli eventi di "Castelli Romani  Città Italiana del Vino 2025" .

La mostra, un evento che unisce arte, cultura e memoria, rende omaggio a uno dei più grandi poeti del Novecento. È suddivisa in più sale, con i luoghi della Grande Guerra al piano terra, i ricordi di Ungaretti nella sala delle Armi e rappresenta una delle tappe centrali del progetto culturale “Giuseppe Ungaretti, una voce di guerra in tempo di pace”.

Nella mostra sono presenti oltre 40 pannelli illustrativi con foto e documentazione, poesie, racconti  di una parte della vita di Giuseppe Ungaretti che si intreccia con la storia di molti autori e poeti del '900.

Se in una prima parte vi è rappresentata la vita di Ungaretti sul Carso durante il primo conflitto mondiale, dall’altra vi è una importante sezione dedicata a Ungaretti nella sua vita a Marino e nel Lazio.

Un diorama delle dodici battaglie dell'Isonzo collegato a cartine documentali illustra i luoghi dove Ungaretti ha combattuto e scritto le sue opere. Tra i pannelli alcune opere artistiche di artisti del Circolo Duinate raffiguranti il Carso di Ungaretti: opere di Taddeo Sedmak, Loredana Prodan, Luisia Comelli, Nadia Bencic, Adriano Boscarol, Claudia Raza, Loredana Riavini. Questo progetto multidisciplinare comprende mostre itineranti, letture poetiche, spettacoli teatrali e itinerari tematici nei luoghi segnati dalla presenza e dall'ispirazione del grande poeta durante la Prima Guerra Mondiale. La mostra e gli eventi collegati invitano i visitatori a esplorare i legami tra poesia e territorio, mettendo in luce come la figura di Ungaretti continui a ispirare, a distanza di decenni, riflessioni sul significato della guerra e della pace.

Promossa dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis FVG e il Gruppo Ermada Flavio Vidonis Sezione di Borgo Hermada e il Comune di Nemi, l'Associazione Nazionale Città del Vino con il sostegno della Regione Fvg, il partenariato del Comune di Santa Maria La Longa, il Comune di Duino Aurisina Devin Nabrezina, il Comune di Capriva del Friuli, il Comune di Mariano del Friuli e la collaborazione di Lions CLub Duino Aurisina, Gruppo Speleologico di San Martino, Gruppo Speleologico Flondar, Ajser 2000, Circolo Duinate.

https://giuseppeungaretti2024.blogspot.com  

 

“Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917.

M’illumino
d’immenso”.

Il valore della parole davanti alle tenebre della guerra. Idee nude ed essenziali. Il conflitto, in quelle ore, lacerava ogni cosa. Ogni singolo uomo. Quella italiana, poi, fu una guerra che visse di sofferenze e di rivalse. Ungaretti però non perse il faro dell’umanità, come in San Martino al Carso: “Di queste case/non è rimasto/che qualche/ brandello di muro./Di tanti/che mi corrispondevano/non è rimasto/neppure tanto./Ma nel cuore/ nessuna croce manca./ È il mio cuore/ il paese più straziato”. Un filone che si esalta nel suo “Si sta come d’autunno, sugli alberi, le foglie”. L'esiguità della produzione, il rifiuto del ricco linguaggio letterario. Ermetismo, si dirà. Oppure sintesi. Oppure salire rapidamente per abbreviare l’agonia. Come il ciclista sulla cima. Una cima emotiva, mentre infuria la battaglia. Quando i campi di battaglia diventano oasi corrotte dal sangue e pacificate dai trattati, Ungaretti lavora come corrispondente a Il Popolo d’Italia i e conosce una donna a cui si legherà per quasi trenta anni, Jeanne Dupoix. Nel 1925 firmerà il Manifesto degli intellettuali fascisti. Due anni prima era stato Mussolini a firmare per lui la prefazione alla riedizione della prima raccolta da poeta.

Sono anni di profondi cambiamenti. Ungaretti arriva a Roma. Trova casa a Marino, nei Castelli Romani. In una conversazione con il critico Ferdinando Camon, nel 1965, a Venezia, ricordò: “Vivevo allora, in quegli anni dopo la prima guerra, in uno dei castelli romani, a Marino. È un paesaggio legato alla Storia; ma scampavo da un paesaggio che sembrava non avesse se non una storia geologica: venivo dal Carso dove avevo fatto la guerra, e dall’Egitto, dal deserto confinante col mare, della mia infanzia e della mia adolescenza. Ero stato, è vero, a Parigi; ma erano anni nei quali non badavo al paesaggio se non di sfuggita. Ora, se penetravo nel bosco di Marino, o se arrivavo a un lago, a Albano o a Nemi, mi trovavo in mezzo a un paesaggio che era pieno di storia e con tali seduzioni della natura e tali lontananze nel tempo, da assumere come per prodigio aspetti di favola. Dall’atrocità della natura spoglia dell’Allegria passai dunque a un mondo dove prendeva forma mitica la storia nel suo trascorrere millenario e nella sua immediatezza”. La prima casa era un piccolo appartamento di un palazzo di Corso Vittoria Colonna, al civico 68. Vi rimase per quattro anni. Nacque in questo periodo il secondogenito Antonietto (1930). Nel bisogno di una casa più grande, la famiglia si trasferì in viale Mazzini 7, nella zona dei “villini”. È il “Ghibellino”. La nuova casa ha il vantaggio di trovarsi più vicina alla stazione dei treni, sulla linea Albano-Roma, dove Ungaretti transita anche più volte al giorno. Per i lavoretti della casa si affida al signor De Marchis, un fabbro del paese. Ninon, la figlia più grande, frequentava intanto le scuole elementari presso l’Istituto delle Maestre Pie Venerini, in via Garibaldi. Il villino di Ungaretti diventò porto per frequenti visitatori, amici, ammiratori.

Il poeta lasciò Marino a causa dei suoi impegni personali, ma nell’agosto del 1969 ci tornerà. Il viaggio in automobile verrà filmato in un documentario, ‘Il tempo della poesia’, a cura del regista Francesco Degli Espinosa. Un’esperienza, quella di Ungaretti nei Castelli romani, ricordata oggi in una lapide sulla parete di Palazzo Colonna. Il testo recita: “In questa città visse / Giuseppe Ungaretti / dal 1927 al 1934 / qui riprese luce la sua poesia / dando sentimento al tempo e valore alla vita / a Marino per la prima volta gli sorrise / il “felice volto” del figlio Antonietto / la città, onorata di tanta presenza, pose / a ricordo del soggiorno del poeta / 10 febbraio 1990".

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