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Chi ha inventato il cappuccino?

Certe volte la toponomastica ci aiuta a riflettere. E a ricordare. Così, guardando con attenzione la segnaletica di Buttrio, ho scoperto che la strada denominata via P. M. d’Aviano è all’incirca la strada che il ben noto frate percorse per raggiungere la località provenendo da Cividale. E mi è venuta in mente l’altra tabella stradale che si trova a Vienna, a poche decine di metri dalla Cripta dei Cappuccini. Un luogo di prestigio e onore assoluto per il pugnace religioso, al secolo Carlo Domenico Cristofori, nato tra i friulani di Villotta, noto soprattutto come predicatore, molto ascoltato nelle più importanti corti europee. Fu fra gli artefici, non solo morali, della vittoria nel secondo assedio turco a Vienna, il
cui anniversario cade fra l’altro proprio nei giorni 11 e 12 settembre. Padre Marco d’Aviano fu proclamato Beato da papa Giovanni Paolo II nel 2003. Leggenda vuole che questo frate, che indossava un saio marrone con cappuccio, in lingua viennese definito Kapuziner, sia stato anche l’inventore del cappuccino… Ma è nato prima il Kapuziner o il cappuccino? si chiede Alessandro Marzo Magno nel volume Il genio del gusto- Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo (Garzanti editore). “A Vienna i frati cappuccini hanno sempre avuto una grande importanza, basti pensare che tutti gli Asburgo sono stati sepolti nella loro cripta Die Kapuzinergruft. È vero anche che il nome cappuccino
deriva dal colore della tonaca dei frati. Prove della sua invenzione (del cappuccino n.d.a) non ce ne sono, come in tutta la storia gastronomica, ma quello che è certo è che il kapuziner deve essere stato inventato con la panna. Il latte infatti entra negli usi solo fra Otto e Novecento, prima non si beveva ed era solo un ingrediente per fare burro, formaggi o altro”. La panna fu aggiunta probabilmente per togliere un eccesso di amaritudine. “Da kapuziner a cappuccino, in italiano, e sostituendo la panna con il latte, il passo è stato breve”. Il cappuccino con la schiuma, continua Marzo Magno, è figlio delle macchine da bar per fare l’espresso, all’inizio del XX secolo. Prima il cappuccino all’italiana poteva essere al massimo un caffelatte.

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