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La storia del torchio per l'uva

Esposizione presso il Museo Etnografico del Friuli in borgo Grazzano 1, Udine sulla storia del torchio da uva. Una cinquantina di modellini in scala 1:10 realizzati da Geremia Nonini e fedelmente studiati in fonti antiche, rilevamenti, verifiche nei musei specializzati, illustrano la storia del torchio, a partire dal torchio primordiale in cui le vinacce, poste in una conca di pietra appena sbozzata, venivano pressate con alcune pietre caricate sulla parte superiore. Figurano modelli e varianti di torchi a pressione diretta, a sacco (le vinacce venivano strizzate per torsione del sacco di fibre vegetali in cui venivano poste), a leva, a cunei, a vite centrale. Sin dal momento in cui l’uomo scoprì che dal frutto della vite si poteva ottenere una bevanda gustosa ed inebriante è sorta la necessità di spremere completamente l’uva per ottenere il massimo prodotto nel modo più agevole possibile.
Non esistono a tutt’oggi precisi riscontri documentari o archeologici sui primitivi metodi usati per quest’operazione. Possiamo soltanto immaginare una spremitura fatta con le mani o con i piedi (tuttora praticata) considerando che questi erano i mezzi naturali più immediati a disposizione dei primi vinificatori. Probabilmente le operazioni di pigiatura dell’uva e di torchiatura (o strizzatura) delle vinacce, in seguito ben distinte, si riducevano a una sola operazione, ma è verosimile che ben presto si siano “inventati” attrezzi idonei a spremere fino all’ultima goccia di succo che con la fermentazione si sarebbe trasformato nel prezioso vino. Così prezioso da diventare bevanda prescelta per le libagioni rituali e da chiamare in causa gli Dei dell’Olimpo con Dioniso (Bacco per i romani), nato da Giove, dio del vino e della viticoltura che, con la sua strana corte di sileni, satiri, fauni e baccanti ha avuto un importante ruolo nella mitologia. L’importanza del torchio strumento fondamentale per la produzione del vino è dimostrata anche dall’elevato significato simbolico attribuitogli nel culto religioso. La vite, il grappolo ed il vino sono tutti elementi presenti nella Bibbia con una forte carica simbolica. Nel libro di Sirach (31,25-31) si enunciano le buone regole per come bere il vino, “… come un’acqua di vita è il vino per l’uomo, quand’esso lo beve con moderazione. Che vita è quella senza vino, che è stato creato sin dagli inizi per dare gioia? Lietezza; godimento e desiderio provoca il vino, quand’esso viene bevuto a tempo debito e con moderazione ….”. Numerose sono nel corso dei secoli le illustrazioni dedicate al “torchio mistico”.
Nell’atrio del Museo sono inoltre esposti oggetti della collezione Ciceri fra cui i boccali friulani da vino dalla caratteristica policromia floreale oltre a particolari bottiglie di vetro, piatti dei mesi, insegne e oggettistica.
Venerdi 19 settembre alle ore 17.00 Geremia Nonini in un percorso guidato illustrerà aspetti storici e tecnici dei diversi modellini esposti.

 


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