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Babbo Natale sta leggendo la letterina di Bonati

Babbo Natale sta leggendo le richieste di Emanuele BonatiBabbo Natale sta leggendo le richieste di Emanuele Bonati

Seconda puntata della letterina a Babbo Natale (la prima la potete leggere qui Letterina a Babbo Natale di Emanuele Bonati)  dove si parla di chilometro zero, di buono pulito e giusto, di voglia di chiarimenti sulle cattive pratiche alimentari e ora...

Caro Babbo Natale,
Mi piacerebbe che il coro di commenti
che accompagnano le nuove aperture,
(un’altra pizzeria? Ma come, un’hamburgeria
anche qui?) non fossero sempre
e solo dubbiosi e disfattisti (ci sarà
sotto la mafia, sì ma la vera pizza si
mangia solo a Napoli, tanto durerà poco),
e soprattutto mi piacerebbe che
quelli che si lamentano del nuovo facessero qualcosa di
più per salvare il vecchio: quanti ristoranti pub bistrot e
così via hanno chiuso in questi ultimi anni – e non sempre
per far posto a pizzerie e hamburgerie?

Caro Babbo Natale,
Mi piacerebbe essere informato in anticipo
sui nuovi trend dell’anno che
verrà – si userà ancora la fava tonka?
Grattugiata, spezzettata, frullata? L’avocado,
poi: manca solo nel risotto,
che dici, ci proveranno? Smetteranno
di riempire tutto il piatto, sempre più
grande, dalla superficie sempre più
convoluta e accidentata, di spennellate, briciole, frammenti,
gocce, dripping, spolverii? Che, oltre a essere
di difficile fruizione, contribuiscono non poco al bilancio
dello spreco alimentare? Si porterà ancora il tè matcha
– anche perché non ho ancora capito se mi piace o no?
Ma soprattutto: che cos’è il kale?

Caro Babbo Natale,
Mi piacerebbe che questo 2016 finisse
alla svelta – puoi? Che si portasse
via la crisi, le saracinesche abbassate,
i terremoti e le alluvioni. E i lutti,
che mai come quest’anno, mi sembra,
hanno infierito, a parte i grandi
personaggi, Fo, Eco, Cohen…, se ne
sono andati anche in molti del nostro
piccolo mondo dell’enogastronomia: e
se ricordiamo con affetto e rimpianto,
per esempio, Giacomo Tachis, l’uomo
che inventò il Sassicaia, giunto
al termine del suo cammino, come si
dice, dopo una vita lunga e operosa,
qui da Milano non possiamo non ricordare
con sgomento la scomparsa
di persone relativamente giovani,
come Davide Oltolini, giornalista,
critico, personaggio tv, esperto di
analisi sensoriale – e amico – e Massimo
Grazioli, eccelso panificatore, o
giovanissime, come Angelica Fiorebianco,
giornalista, e Matteo Mevio,
pizzaiolo già bravo e probabilmente
destinato a migliorare ancora. Anzi,
no: il suo destino, il loro destino, è
risultato essere un altro.


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