Tartellette con salmone MoWI, un twist in tavola

Tartellette con Salmone

Per un twist innovativo anche sulle tavole … arriva il nuovo MOWI ESSENTIAL salmone norvegese nell suo Festive Pack, limited edition natalizia.  Rifilato con cura, senza muscolo bruno e con packaging certificato FSC mix, MOWI ESSENTIAL è sostenibile perché allevato, come tutte le referenze Mowi, senza uso di antibiotici e OGM e certificato ASC a garanzia di un allevamento responsabile. Un salmone dall’eccellente profilo nutrizionale. Mowi vi propone una ricetta perfetta per un antipasto dal sapore nuovo, semplice e gustoso per festeggiamenti fuori dal coro:

Tartellette di salmone affumicato MOWI ESSENTIAL con ricotta e limone

 

Ingredienti per 12 porzioni

 

 1 confezione di salmone affumicato MOWI ESSENTIAL 300g

375 g di ricotta

1 limone e mezzo (succo e scorza)

15 g di basilico fresco

37,5 g di Parmigiano grattugiato

Pepe q.b.

24 metà di pomodori secchi

12 g di pangrattato

 

Come procedere

Mettete la ricotta in una ciotola e aggiungete la scorza di limone, il parmigiano, il basilico e una bella spruzzata di succo di limone. Condite con pepe e mescolate.

Tagliate a metà le fette di salmone affumicato MOWI ESSENTIAL e foderate una teglia da muffin antiaderente con 2 metà di salmone affumicato per crostata formando una coppa.

Rifinite i bordi del salmone affumicato con un paio di forbici per arrotondare e distribuite la ricotta tra le coppe di salmone affumicato.

Posizionate due metà di pomodori secchi sulla parte superiore di ogni crostata e mettete in forno preriscaldato - 170 °C ventilato-  per 12 minuti.

Sfornate e lasciate riposare per 3-4 minuti prima di togliere delicatamente dalla teglia e servire.

Scopri altre ricette QUI 

 

 

 

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Conosci la Melannurca campana?

mela annurca

Conosci la Melannurca? Sai qual è l'origine del suo nome? Te lo raccontro in sintesi. La Melannurca Campana IGP è presente in Campania da almeno due millenni. La sua raffigurazione nei dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano e in particolare nella Casa dei Cervi, testimonia l'antichissimo legame dell'Annurca con il mondo romano e la Campania felix in particolare. Luogo di origine sarebbe l'agro puteolano, come si desume dal Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. Proprio per la provenienza da Pozzuoli, dove è presente il lago di Averno, sede degli Inferi, Plinio la chiama Mala Orcula in quanto prodotta intorno all'Orco, neipressi dell'Orco (gli Inferi).

Leggiamo sul sito del Consorzio che Gian Battista della Porta, nel 1583, nel suo Pomarium, nel descrivere le mele che si producono a Pozzuoli cita testualmente: … le mele che da Varrone, Columella e Macrobio sono dette orbiculate, provenienti da Pozzuoli, hanno la buccia rossa, da sembrare macchiate nel sangue e sono dolci di sapore, volgarmente sono chiamate Orcole…. 

Da qui i nomi di "anorcola" e poi "annorcola" utilizzati nei secoli successivi fino a giungere al 1876 quando il nome "Annurca" compare ufficialmente nel Manuale di Arboricoltura di G. A. Pasquale. Tradizionalmente coltivata nell'area flegrea e vesuviana, spesso in aziende di piccola dimensione e talora in promiscuità con ortaggi e altri fruttiferi, la Melannurca Campana ora IGP si è andata diffondendo nel secolo scorso prima nelle aree aversana, maddalonese e beneventana, poi via via nel nocerino, nell'irno, i picentini e infine in tutta l'area dell'alto casertano. 

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MELANNURCA CAMPANA I.G.P.

Descrizione del prodotto

L'Indicazione geografica protetta "Melannurca Campana" si riferisce a una delle varietà italiane di melo più conosciute e più apprezzate in assoluto dai consumatori: l'Annurca. Definita la "regina delle mele", infatti, l'Annurca è da sempre conosciuta soprattutto per la spiccata qualità dei suoi frutti, dalla polpa croccante, compatta, bianca, gradevolmente acidula e succosa, con aroma caratteristico e profumo finissimo, una vera delizia per gli intenditori.

Il frutto è medio-piccolo, di forma appiattita-rotondeggiante, leggermente asimmetrica, con picciolo corto e debole. La buccia, liscia, cerosa, mediamente rugginosa nella cavità peduncolare, è di colore giallo-verde, con striature di rosso su circa il 60-70% della superficie a completa maturazione, percentuale di sovraccolore che raggiunge l'80-90% dopo il periodo di arrossamento a terra.

La "Melannurca Campana" IGP rivendica da sempre virtù salutari: altamente nutritiva per l'alto contenuto in vitamine (B1, B2, PP e C) e minerali (potassio, ferro, fosforo, manganese), ricca di fibre, regola le funzioni intestinali, è diuretica, indicata spesso nelle diete ai malati e in particolare ai diabetici. Anche per l'eccezionale rapporto acidi/zuccheri, le sue qualità organolettiche non trovano riscontro in altre varietà di mele. Una recente ricerca del Dipartimento di scienza degli alimenti dell'Universià di Napoli Federico II ha dimostrato che la mela Annurca dimezza i danni ossidativi alle cellule epiteliali gastriche. La sua azione gastroprotettiva dipende dalla ricchezza in composti fenolici, che sono in grado di prevenire così i danni ossidativi dell'apparato gastrico e aiutando a combattere le malattie legate all'azione di radicali liberi.  

ARROSSAMENTO A TERRA 

mela annurca arrossamento a terra  courtesy foto La frutta di Andrea

Uno degli elementi di tipicità della "Melannurca Campana" IGP è l'arrossamento a terra delle mele nei cosiddetti "melai". Essi sono costituiti da piccoli appezzamenti di terreno, sistemati adeguatamente in modo da evitare ristagni idrici, di larghezza non superiore a metri 1,50 su cui sono stesi strati di materiale soffice vario: un tempo si utilizzava la canapa, oggi sostituita da aghi di pino, trucioli di legna o altro materiale vegetale. Per la protezione dall'eccessivo irraggiamento solare i melai sono protetti da apprestamenti di varia natura.

Durante la permanenza nei melai i frutti sono disposti su file esponendo alla luce la parte meno arrossata, vengono poi periodicamente rigirati e accuratamente scelti, scartando quelli intaccati o marciti. E' proprio questa pratica, volta a completare la maturazione dei frutti adottando metodi tradizionali e procedure effettuate tutte a mano, a esaltare le caratteristiche qualitative della "Melannurca Campana" IGP, conferendogli quei valori di tipicità che nessun altra mela può vantare.

Due gli ecotipi previsti dal disciplinare di produzione, con due distinte indicazioni varietali in etichetta: l' "Annurca" classica e la diretta discendente "Annurca Rossa del Sud", suo mutante naturale, diffuso nell'area di produzione da oltre un ventennio, che ha il pregio di produrre frutti a buccia rossa già sulla pianta.

I frutti di maggior pregio, soprattutto dal punto di vista organolettico, a detta degli esperti sono quelli provenienti da piante innestate su franco, allevate a pieno vento e con scarsi apporti irrigui. Le indubbie caratteristiche organolettiche di questa mela, finora apprezzate soprattutto dai consumatori meridionali, stanno progressivamente conquistando anche altri mercati, grazie anche al riconoscimento del marchio di tutela e all'ingresso nei canali della grande distribuzione organizzata.

Accanto ai succhi, di grande valore nutritivo, ottimi sono anche i liquori ottenuti dalle annurche, così come i dolci (crostate e sfogliatelle su tutti, ma anche le mitiche mele cotte al forno)

Registrazione e tutela

L'Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.) "Melannurca Campana" è stata riconosciuta, ai sensi del Reg. CE n. 2081/92, con Regolamento (CE) n. 417/2006 (pubblicato sulla GUCE n. L 72 dell'11 marzo 2006). L'iscrizione al registro nazionale delle denominazioni e delle indicazioni geografiche protette è avvenuta con provvedimento ministeriale del 30.03.06, pubblicato sulla GURI n. 82 del 7.04.04, unitamente al Disciplinare di produzione e alla Scheda riepilogativa (già pubblicata sulla GUCE unitamente al predetto Reg. 417/06).

 
 
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Mela annurca due millenni di storia

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Miele artigianale dal Molise: da conoscere

miele del Molise i vasetti di Antonio VendittiDel Molise abbiamo scoperto da poco dei mieli artigianali speciali che raccontano le terre, le piante, la biodiversità da cui provengono; mieli che meritano l'assaggio e anche l'acquisto.

Ce li racconta Antonio Venditti appassionato apicoltore e titolare di AV Miele con sede a Campobasso Feudo 6/A. "Gestisco circa 150 famiglie di api a conduzione biologica, con apiari nomadi per la produzione di mieli Monoflora come Acacia, Castagno, Coriandolo, Girasole, Sulla e apiari stanziali per la produzione di mieli Millefiori, Millefiori di Montagna e Melata di bosco.

Venditti, il giovane titolare dell'azienda apistica di Campobasso

Come vengono prodotti questi mieli

La lavorazione del miele è del tutto artigianale, senza compromettere le sue proprietà e qualità. Il miele viene estratto per forza centrifuga, filtrato per caduta, lasciato a decantare in maturatori inox per poi essere invasettato manualmente, direttamente dal rubinetto del maturatore. In questo modo il miele non passa attraverso pompe e non viene riscaldato minimamente. Presto attenzione a tutti i dettagli nella mia attività; per questo ho pensato anche di consigliare dei suggerimenti ai miei clienti. Sul sigillo di ogni vasetto di miele ho allegato una breve ma efficace guida della diversa tipologia di miele:

Le etichette e i diversi gradi di dolcezza 

C'è miele e miele lo sappiamo, più o meno dolce. Per raccontarvi il grado di dolcezza di ciascun miele, speiga Venditti, l'ho raffigurato con le goccioline di miele, inoltre ho descritto il suo gusto particolare e le modalità di utilizzo consigliate. Le etichette sono di colori differenti, ho scelto questi colori in base alla fioritura; come ogni fiore ha il suo colore, così ogni tipologia di miele ha il colore del fiore cui deriva. Inoltre ogni fiore presente sull'etichetta è stato prima disegnato a mano e poi stampato in etichetta.

Faccio conoscere il mio prodotto tramite botteghe che sposano la mia idea e tramite il passa parola". E qb è ben lieta di fare da ambassador a questi mieli: la qualità è alla base di tutto!

Per contatti e acquisti num 388 1037828 anche su wapp 

 

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I 20 cibi più popolari su internet nel 2022

courtesy ph pizzeria manuno

Secondo i risultati della ricerca di Lenstore  la pizza è il cibo più popolare su internet. Sono stati scelti i 100 cibi più cliccati  e/o fotografati ed è stato analizzato il loro impatto su Instagram, TikTok e Google, per scoprire i più popolari sui social in Italia e nel mondo. Mensilmente su Google per la pizza ci sono in media13,6 milioni di ricerche nel mondo e 450 mila in Italia.

Ma il dilemma è mangiare o fotografare?

 

 

i 20 cibi più popolari su internet

E i cibi meno cliccati del campione di 100 selezionato inizialmente? Agnello, pollo alla griglia e salsa di mele sono i cibi meno cliccati sul web.

Secondo le previsioni elaborate dallo studio, pizza, sushi e mango saranno i cibi più cliccati dagli italiani nel 2025. 

 

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Lo sai che è nato il panettone con la cipolla rossa di Tropea?

panettone con cipolla rossa di Acquaviva

PANETTONE Made in Calabria ALLA CIPOLLA ROSSA DI TROPEA. Senza burro e con olio extravergine. "Tutta la dolcezza della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp unita alla genuinità dell’extravergine d’oliva biologico ottenuto dalla cultivar autoctona Ottobratica, dell'azienda frantoio Badia di Limbadi, al posto del burro, per un impasto ancora più soffice e profumato. 
Il panettone La Tropea Experience è stato presentato nel novmebre 2022 a Tropea, in occasione della cerimonia di accensione delle luminarie del Villaggio di Natale, alla presenza tra gli altri, del Sindaco Giovanni Macrì. Alla ricerca di una foto per supportare la notizia abbiamo scoperto che già Eustachio Sapone ha creato il panettone con la cipolla rossa di Acquaviva candita
e cioccolato bianco, scorza di limone, finocchietto selvatico e bacca di vaniglia.

Domandina: ma come vengono certe idee? Voi cari amici ditemi cosa ne pensate. Sono curiosa delle novità ma fino a un certo punto

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Si può fare un pane con la corteccia degli abeti?

pane di corteccia qbquantobasta febbraio 2019pane di corteccia qbquantobasta febbraio 2019

Pane dalla farina di corteccia degli abeti. Ormai per noi in Friuli è notizia abbastanza nota, ma forse non tutti l'hanno in memoria. Quindi vi ripropongo un mio articolo che ho pubblicato già due anni fa sul mensile qbquantobasta. In realtà è un'intervista che ho fatto a Stefano Basello lo chef che con la sua brigata ha creato questo pane con la farina di corteccia.

Farina di corteccia. "C'è un vecchio adagio che recita: “non c’è un male senza un bene”. Ora, a cercare di vedere del bene nell’alluvione che ha colpito la Carnia e l’alto Friuli a fine ottobre 2018, bisogna avere la vista davvero acuta. Qualcuno però c’è riuscito. Trattasi di Stefano Basello, friulano e chef del ristorante Il Fogolar Là di Moret (che nel frattempo è diventato Ristorante 1905, dall'anno di fondazione della struttura), che ha estratto farina dalle cortecce degli alberi abbattuti dall’alluvione.

Stefano, ma come ti è venuta l’idea di produrre farina dagli alberi?
Sono sincero, l’idea non è mia! Ho semplicemente riscoperto un’antica ricetta ormai dimenticata. Sai, un tempo la farina era riservata solo ai nobili o alle classi più abbienti,  i contadini se ne privavano completamente. Quindi per preparare del pane, utilizzavano anche la corteccia interna degli abeti. 

Cioè?
Dopo aver abbattuto gli alberi, toglievano la corteccia e utilizzavano la parte interna, ossia la linfa, che facevano essiccare per ottenere della farina. Con questa farina realizzavano il pane.

Un’idea davvero interessante la tua.

In realtà è un progetto a cui sto lavorando da circa due anni, con l’aiuto di Valeria Margherita Mosca (esperta in wild food n.d.a.) e soprattutto con l’aiuto della mia brigata. Samuel, uno dei miei collaboratori, a solo vent’anni si è trasformato in pancor. La ricerca che c’è alle spalle di questo progetto è davvero tanta e continua. Quando c’è stata l’alluvione di ottobre ho telefonato alla Guardia Forestale per ottenere i permessi. Pur trattandosi di corteccia e quindi di materiale di scarto, volevo evitare problemi. Una volta ottenuto il permesso, sono salito in
montagna con la mia brigata. Abbiamo tolto la corteccia agli abeti rossi e agli abeti bianchi e poi abbiamo dato il via al procedimento.

Il tuo “pane di corteccia” piace?
Lo stiamo producendo solo per il ristorante e lo serviamo la sera. Piace molto, incuriosisce. Ciò che vorrei però è che questa ricetta venisse utilizzata da qualche panettiere carnico o della montagna friulana perché lo ritengo un prodotto veramente valido che potrebbe diventare un volano anche per il turismo gastronomico. Al momento la ricetta è custodita nel nostro ristorante dove continuerà a essere prodotto.

Tu sei uno chef molto attento al territorio e ai suoi prodotti, da dove deriva questo tuo interesse?
Forse dal fatto che mi considero un allievo del grande Gianni Cosetti, che ho conosciuto ai tempi dell’“Orsetto d’oro”. Lui è stato davvero un precursore della cucina del
territorio. Mi piace poter dare valore alla mia terra e alle materie prime friulane.

Nei tuoi menù infatti c’è molto Friuli.
Certo. Ultimamente abbiamo anche fatto ricreare da un artigiano una crassigne (la gerla in legno utilizzata dai cramars), tale e quale a quella custodita al museo Gortani di Tolmezzo. In ogni cassetto c’è un dolce tipico; nei cassetti più alti ci sono le Esse di Raveo, in quelli più bassi il cioccolatino allo zafferano o quello alla gubana. Un concentrato di Friuli e di friulanità.

I piatti friulani che troveremo nei prossimi menù?
Sto lavorando alla realizzazione di un menù di contorni friulani. Anche in questo caso si tratta di ricette in disuso o dimenticate. Mi riferisco ad esempio agli ufiei, che sono delle piccole rape bianche bollite e saltate con aceto e zucchero. E anche alle patate cojonariis da servire con sale e cacao.

A questo punto Stefano mi conduce nella sua cucina, prende una pagnotta del pane di corteccia e la taglia per farmene sentire il profumo. Si sprigiona un acuto aroma balsamico, che sa di legno, di terra e di funghi. Un profumo di bosco intensissimo. Chiudendo gli occhi sono in Carnia: potere evocativo del cibo.

 

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Tuber cup. Per la miglior salsa con il tartufo

tuber cup di Gubbio

TUBER CUP. Il premio nazionale per la miglior salsa realizzata con il tartufo è andato allo chef Daniele Cernicchi, che ha vinto i mille euri in palio.  Si chiama Il midollo nel bosco" ed è fatto con tartufo nero uncinato, midollo di bovino, tuorlo marinato, acciughe del Cantabrico, Parmigiano Reggiano 24 mesi. Vittoria all'unanimità ha dichiarato la presidente di giura Alessandra Baruzzi (Federazione Italiana Cuochi Lady Chef), coadiuvata dallo chef umbro Paolo Trippini. “Ottima spalmabilità per questa crema ricca di sapori, complessa e ben bilanciata. Denota una conoscenza tecnica precisa e mette in evidenza il tartufo, pur avendo una complessità di ingredienti originale ed espressiva nei profumi”.

Lo scopo di Tuber Cup 

TUBER CUP LOGO

Tuber cup. La prima edizione del concorso si è svolta il 26 novembre 2022 negli spazi del Park Hotel ai Cappuccini di Gubbio (PG), è stata organizzata dall’Associazione Host Gubbio, Associazione La Medusa e Colacem, patrocinata dal Comune di Gubbio e sostenuta da Urbani Tartufi main sponsor dell’evento. La manifestazione – vuole essere motore di valorizzazione turistica e promozione territoriale attraverso una delle materie prime più identitarie dell’Umbria: il tartufo.

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Insegna dell'anno 2022 nei supermercati. The winner is

despar insegna dell'anno

Despar Insegna dell'anno 2022 nei supermercati. Per il terzo anno consecutivo Despar riceve il prestigioso riconoscimento: un premio che conferma il forte legame con i consumatori. Il presente articolo è tratto da foodaffairsmag. Il progetto di ricerca, nato nel 2003 in Olanda e conosciuto inizialmente come “Retailer of the Year”,  quest’anno ha visto competere ben 550 insegne (suddivise in 25 categorie per il premio Insegna dell’Anno Italia e in 14 categorie per il premio Insegna Web dell’Anno Italia), che sono state votate da quasi 135 mila consumatori, con un totale di 241.833 preferenze.

Ogni singola realtà è stata valutata per prezzo, assortimento, accoglienza, competenza degli addetti, facilità di acquisto, laspetto dei negozi.

 

 

Registrando un punteggio medio complessivo di 3,94, in una scala da 1 a 5, Despar ottiene voti superiori alla media di categoria in tutti gli aspetti valutati: prezzo, assortimento, ospitalità,
competenza, facilità d’acquisto e aspetto. In particolare, per ospitalità, competenza e facilità d’acquisto Despar riceve i voti in assoluto superiori a tutte le altre insegne della categoria. 

“Il riconoscimento – spiega il Direttore Generale di Despar Italia, Filippo Fabbri – è motivo d’orgoglio per tutti i soci del Consorzio e per i nostri collaboratori e ben si lega al processo di
vicinanza che esprimiamo nel concetto ‘Conta su di noi’, cuore anche della campagna televisiva di quest’anno. Una vicinanza che concretamente viviamo proprio nei modi che ci sono stati
riconosciuti: penso al fatto che investiamo sulla formazione delle nostre persone affinché siano competenti e pronte a rispondere ai bisogni dei clienti. Penso anche ai layout dei punti vendita, studiati e costruiti proprio perché i clienti si muovano nei negozi percependo di essere in un ambiente efficiente e dove è piacevole fare la spesa". 

 

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In arrivo il Bagna Cauda Day

bagna cauda day 2022Bagna Cauda. Bagna sovrana. Il Bagna Cauda Day compie 10 anni! Un traguardo importante che si festeggerà nei due fine settimana del 25, 26, 27 novembre e del 2, 3, 4 dicembre 2022.

Bagna Cauda Day

Ventimila i commensali dell'edizione del 2021 a questo evento imperdibile, ironico e scanzonato, oltre che goloso e all'insegna della tradizione. Il prezzo di riferimento della bagna cauda sale a 28 euro (rispetto ai 25 delle passate edizioni).

Bagna Cauda Day

«Un ritocco che aiuterà i ristoratori a compensare almeno in parte l’aumento dei costi» spiegano gli organizzatori. Per venire incontro alle richieste di molti locali da quest’anno è prevista la Bagna Sovrana ovvero la possibilità di proporre un menu completo con la bagna cauda al centro e il resto del menu indicato con chiarezza. In questo caso il prezzo al pubblico è libero. Info e prenotazioni bagna cauda

Il piatto della tradizione parte da una salsa calda di aglio, olio e acciughe, dove intingere le verdure di stagione.

 

 

acciughe

 

COME FUNZIONA IL BAGNA CAUDA DAY

La formula del Bagna Cauda Day è vincente, ma da quest’anno ci sono importanti novità: ogni anno sono coinvolti circa 150 i locali (cantine storiche, ristoranti, vinerie, associazioni) dell’Astigiano, Monferrato, Langa, Roero, Torino, Piemonte e all’estero (da Berlino a New York, dal Costa Rica all’Argentina fino a Shangai e perfino a Tonga, isola nel Pacifico).

Ognuno proporrà la sua Bagna Cauda in tre versioni segnalate da un semaforo:

aglio

rosso “come dio comanda” (tradizionale)

giallo per indicare la versione “eretica” con poso aglio

verde per la “atea” senza aglio.

Possibilità del “finale in gloria”, ossia di concludere la bagna cauda secondo tradizione con un uovo cotto direttamente nel fujot “spolverato” da una grattatina di tartufo bianco d’Alba.

Il prezzo di questa profumata aggiunta andrà dai 10 ai 20 euro in base alle quotazioni dei tartufi bianchi.

bagna cauda con uovo

Il prezzo base è uguale per tutti: 28 euro, e dà diritto a un posto a tavola e a una bagna cauda abbondante, variegata e colorata dalle verdure. Dodici euro il prezzo dei vini doc e docg a bottiglia proposto direttamente dai produttori nei locali aderenti. Quattro importanti aziende vitivinicole astigiane sono alleate del Bagna Cauda Day: Bava di Cocconato, Braida di Rocchetta Tanaro, Cascina Castlèt di Rocchetta Tanaro e Coppo di Canelli.

Sarà disponibile, per chi lo vorrà, il “Kit del dopo bagnacauda” con dentifricio “Baciami subito”, magnesia, Molecola, grappa Ab selezione, torroncini Barbero.

#bagnacaudaday

#bagnacaudaday2022

#siamotuttinellabagna

Facebook e Instagram: @bagnacaudaday

 

 

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Giornata mondiale del panino. Facciamoci un cacciatorino

Panino Salame Cacciatore DOP

È stata ufficialmente istituita il 21 novembre la Giornata Mondiale del Panino Italiano. Fra i prodotti suggeriti dai comunicati abbiamo scelto il panino al cacciatorino, un salamino che qui in redazione usiamo poco, ma che vale la pena riassaggiare, anche in versione gourmet.

 

Cacciatorino con pane di mais

INGREDIENTI

1 panino di farina di mais (circa 100 g)
50 g Salamino Italiano alla Cacciatora DOP
10 g rucola fresca
1 patata piccola già lessata
3 uova biologiche
1 cucchiaio di aceto bianco
olio di semi di girasole

PREPARAZIONE

Per la maionese: mettere in un frullatore a immersione due tuorli, l’aceto bianco, il sale e la rucola; una volta amalgamato il tutto aggiungere l’olio a filo e procedere con la montatura. Sbattere le uova in una scodella, aggiungere la patata tagliata e salare.

Versare il composto in un tegamino antiaderente già caldo e fare una frittatina. Scaldare il pane di mais e spalmare la maionese sulla base interna.

Quindi aggiungere la frittata, altra maionese e le fette di Salame Cacciatore DOP

Friabile, morbido, profumato, speziato, rustico, esagerato, dietetico, gourmet: non c’è niente di più sfizioso, invitante e ‘democratico’ di un PANINO.

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