Ortaggi autunnali

Lunedì 9 maggio alle 16 all'azienda Mariani Volpares a Palazzolo dello Stella l'Aiab Fvg ha in programma un seminario sulle cure culturali degli ortaggi a ciclo autunnale e sulla programmazione di trapianti e semine.

Per organizzare al meglio la produzione e le rotazioni delle colture a ciclo autunnale, occorre infatti programmare per tempo il calendario dei trapianti e delle semine, ma soprattutto la scelta delle varietà da coltivare. Bisogna inoltre saper preventivare le problematiche fitopatologiche ed agronomiche che si potranno incontrare nel corso della coltivazione (malattie fungine, attacchi di insetti, fisiopatie, necessità irrigue, concimazioni, ecc.).

Per motivi organizzativi confermare la partecipazione alla seguente mail:

 

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Dove comprare e mangiare la Pezzata rossa

Siete consumatori attenti alla qualità del prodotto? Eccovi i preziosi indirizzi di dove potete acquistare la carne di Pezzata rossa friulana

  • Az. Agr. Battaglia Claudio
    via Ortuzzi 8, Carlino
    tel. 338 8178812

Latt. Soc. Brazzacco
via Strade dal Val 17
Brazzacco, Moruzzo tel. 348 3638700

Soc. Agr. La di Cjastelan
via S. Osvaldo 57, Udine
tel. 339 6428668

Latteria Soc. Palse
via Gabelli, 4/A Porcia
tel. 0434 551266

Latteria Soc. Taiedo
via Villafranca 4, Taiedo di Chions
tel. 0434 635033

Latt. Soc. Trivignano Udinese
via Udine 4, Trivignano Udinese
tel. 349 1261606 / 0432 834201

Az. Agr. Zoff Giuseppe
via Parini 18, Borgnano Cormons tel. 338 3974021

Az. Agr. Bianchini F.lli
via Tre Avieri 1, Talmassons tel. 335 6259075

Ristoranti

Osteria “Al Collio”
via Aquileia 86, Udine

Trattoria Al Contadino”
via Pozzuolo 204, Udine

Ristorante Pizzeria Al Melograno
via Cividale 177, Udine

Ristorante Pizzeria Dal Santo
via N. Sauro 94, Bannia di Fiume Veneto

L'ANAPRI consegna a domicilio carni di Pezzata Rossa, allevata in FriuliVG. Telefonando allo 0432 224103, al 338 7417520 o scrivendo una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Sono disponibili due tipologie di cassette, una da 5/6 kg e una da 10/11 kg di diversi tagli di carne tra i 9,50 e i 12,00 euro al chilo a seconda dei tagli scelti.

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European Seafood Exposition

Il comparto ittico regionale all’European Seafood Exposition Bruxelles 3-5 maggio 2011

 Le Associazioni e i Consorzi ittici del Friuli Venezia Giulia, presenti all’EUROPEAN SEAFOOD EXPOSITION in programma a Bruxelles da martedì 3 a giovedì 5 maggio 2011, coordinati da ERSA, l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale e dal Servizio Caccia e Pesca regionale.

 Il Friuli Venezia Giulia sarà ospitato nel padiglione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Hall 11 - stand 2221-2321-2421), insieme a Puglia, Emilia Romagna, Marche, Veneto, Toscana e Lombardia.  Si tratta di un’occasione per far conoscere i prodotti ittici di acqua dolce e salmastra della regione, in una tre giorni arricchita da una fitta proposta di degustazioni che si svolgeranno nello spazio sopraelevato dello stand “Terrazza Italia”, punto di riferimento della gastronomia italiana nell’ambito della Fiera. Ad ogni piatto sarà abbinato un calice di Friulano, vino diventato icona vitivinicola di un territorio riconosciuto nel mondo per la produzione di bianchi d’eccellenza. In Friuli Venezia Giulia infatti più di un migliaio di aziende dall’antica tradizione enologica, coltiva il vitigno nelle sette zone di tutela della Denominazione di Origine Controllata.

 Il settore ittico del Friuli Venezia Giulia è direttamente collegato alle caratteristiche morfologiche della costa e dei fondali della regione. La presenza di fondali poco profondi, la specifica concentrazione di salinità come anche il contributo delle acque fluviali determinano, sia in autunno che in primavera, una notevole produzione di fitoplancton, elemento prezioso per un prodotto ittico di qualità e un mare dall’elevata vitalità.

La flotta marina della Regione è composta da circa 450 pescherecci che effettuano un’attività di pesca giornaliera attraverso i sistemi della piccola pesca costiera. Il pescato, composto a seconda delle stagioni da pesce azzurro, seppie, cicale di mare, sogliole, passere, vongole e fasolari, è conferito quotidianamente ai tre mercati ittici regionali di Marano Lagunare, Grado e Trieste.

L’acquacoltura regionale, nella quale va inclusa anche la vallicoltura, riveste un ruolo importante anche a livello nazionale, sia in termini di quantità che di qualità. I prodotti di allevamento sono principalmente i mitili, le vongole, le orate, i branzini e, per quanto riguarda l’allevamento d’acqua dolce, le trote.

Al fine di tutelare il gusto e la qualità del prodotto ittico regionale, la preparazione del pesce di mare e delle acque interne destinati alla commercializzazione è assai accurata, è condotta a “Km 0”.,e impiega processi sempre più innovativi. Con i suoi 2.500 km di corsi d’acqua a regime fluviale e torrentizio, il Friuli Venezia Giulia offre alla pesca sportiva numerose alternative che garantiscono, grazie anche agli interventi gestionali attuati dall’Ente Tutela Pesca, la conservazione di numerose specie autoctone tra cui la trota mormorata e il temolo.

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Le seppie coi piselli

"Le seppie coi piselli sono uno dei più strani e misteriosi accoppiamenti della cucina. Le seppie, da vive, ignorano in modo assoluto l'esistenza dei piselli.

Abitano le profondità marine, nuotano lente e quasi trasparenti in una limpida luce d'acquario, fra strane masse sospese, tra ombrelli fosforescenti che pigramente s'aprono da soli sul vuoto e da soli camminano come fantasmi; tra lanternini che occhieggiano e si spengono, tra lievi alghe lucenti che ondeggiano appena, mentre nessun alito di vento le carezza, fra forme enigmatiche e lunghe, nere, bisce immobili.

Laggiù non arriva notizia del mondo esterno, dell'aria, delle nuvole. Le seppie non hanno e non possono avere alcuna idea di quelle leguminose.

Bisogna dire di più: non hanno alcuna idea delle leguminose in genere e degli ortaggi.

Ma che dico: ortaggi?

Esse ignorano addirittura gli orti, la terra, le foglie, l'erba, gli alberi e tutto il mondo fasciato d'aria.

Non sanno che in qualche parte lontana esistono i prati su cui si rincorrono fanciulle con grandi cappelli di paglia e lunghe vesti leggere tra piccole margherite; ignorano i canneti.

Non vengono a contatto coi piselli che dentro il tegame sul fuoco, quando sono già spellate, tagliate a pezzi e quasi cotte, che non è certo la condizione ideale per apprezzare la vicinanza di chicchessia, si tratti pure di personaggi rispettabili come i piselli.

Dal canto loro questi — ammesso che abbiano delle idee non possono avere nella migliore ipotesi che un'idea molto vaga del mare. Più che altro per sentito dire. Sono chiusi nel baccello, poveri pallottolini ciechi che non si sa, davvero per chi esistano, là dentro, e, se non ci fossero gli uomini a tirarli fuori, ben difficilmente vedrebbero il sole. Non vedono nemmeno i prati, l'orto in cui nascono, figurarsi il mare e le profondità di esso. E probabilmente delle seppie non avranno mai sentito nemmeno il nome. Eppure si direbbero fatti gli uni per le altre.

Ma l'uomo è uno strano animale. Fabbrica le barche, la fiocina, le lampade. Non si contenta di pescare in modo semplice e primitivo con la canna, o le reti, o le nasse, pesci più a portata di mano. Vuole anche le seppie. Di notte va sul mare lentamente costeggiando gli scogli in silenzio. Da lungi si vede l'abbagliante lampada, la luce che penetra nell'acqua e la colora, fruga le anfrattuosità degli scogli e dà qualche bagliore fuggitivo al volto intento del pescatore.

Intanto coltiva gli orti, pianta i piselli, li cura e sorveglia, li coglie. Poi porta tutto al mercato. Una mattina, ecco le seppie sul banco della pescheria, da una parte; e dall'altra, lontano, ecco i piselli nel reparto ortaggi. Ancora non si conoscono, ignorano l'esistenza gli,uni delle altre. Fa freddo. Arriva la donna; qui entra in campo solitamente la femmina dell'uomo che, non paga di fare i figli, vuol fare anche le seppie coi piselli; quel giorno; perché non le fa tutti i giorni; questo non è il cibo particolare dell'uomo; è un capriccio, Una raffinatezza, un di più; quel giorno le è saltato il ticchio di fare le seppie coi piselli; senza interpellare le seppie, senza domandare ai piselli se sono d'accordo. La femmina del re del mare, della terra e del cielo, compera le seppie e i piselli mediante il denaro guadagnato e fabbricato; perché l'uomo ha inventato anche il denaro, e lo fabbrica, lo guadagna, lo contende, lo nega.

Ma torniamo alla donna. Va a casa. Spella, taglia, scafa. Seppie e piselli - partiti rispettivamente le une dagli abissi del mare, gli altri dalle viscere della terra, s'incontrano in un tegame sfrigolando.

Da questo momento i loro destini sono legati. Nel primo istante c'è un po' di freddezza, ma dopo poco, bon gré mal gré, s'accordano a maraviglia. Insieme vengono scodellati, insieme arriveranno a tavola, insieme verranno assaporati e lodati, né cercheranno di sopraffarsi l'un l'altro.

Consummatum est. Rientrano nel tutto. Hanno percorso fino in fondo le traiettorie del loro lungo viaggio e delle loro brevi vite che, con un'effimera fosforescenza nel buio dell'universo, si sono incontrate, fuse e spente".

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Un panino con "bologna"

Intervista a Davide Passero, ad di Genertel

Come comincia la tua giornata a tavola? Con la cena. Non stupirti, ma da sempre faccio un solo pranzo al giorno, alla sera. Lo so, è contro ogni disciplina nutrizionista, me lo dicono tutti: come fai a resistere tutto il giorno e poi guarda che ti fa male. Poi per caso ho scoperto che anche il professor Veronesi fa lo stesso: è consolante sapere di essere almeno in due. 

A che sapore leghi la tua infanzia? Alla mortadella, che ai miei tempi a Milano si chiamava ‘bologna’: più esotica del salame, più economica del prosciutto crudo. Ricordo le merende con panino alla mortadella in una mano e nell’altra l’ultimo numero di Tex Willer. Poi ho cominciato a preferire Zagor: era il segno che stavo crescendo.

Qual è il cibo a cui non riesci a resistere? Tanti. Una abbinata che mi sento di consigliare? Toma e formaggio di fossa, vino rosso Nebbiolo, partita dell’Inter in tv. Per una cena più impegnativa, i sette tagli del lesso con mostarda di Cremona e salsa verde.

A che ricetta credi di assomigliare? Pasta alla carbonara. Lo spaghetto al dente, fumante, intrecciato nel giallo dell’uovo e punteggiato del rosso della pancetta: un piatto da pop art, che non sfigurerebbe con gli hot dog e hamburger di Roy Lichtenstein.


Che piatto avresti voluto inventare? La pizza: te lo immagini se si fosse potuta brevettare? Ma non c’è riuscito neppure il conte di Sandwich con l’omonimo panino imbottito e si è dovuto accontentare del nome. Almeno così ci racconta Woody Allen in ‘Saperla lunga’, uno dei racconti più esilaranti sul tema ‘scoperte culinarie’.

Con che personaggio ti piacerebbe uscire a cena? Potendo osare, andrei da Rick’s a Casablanca con Humphrey Bogart: cafè americain e cucina rigorosamente francese. Se quella sera lui non può, va bene anche Ingrid Bergman.

C’è un cibo che non sopporti? Cervella fritta. Nessuna allusione o doppio significato: sin da bambino mi dava la nausea. Per fortuna non si rischia di trovarla in occasioni ufficiali.

In che regione ti senti più a tuo agio dal punto di vista gastronomico? Piemonte su tutto: carne, formaggi e vini rossi imbattibili, la Barbera anche un po’ mossa, e poi Barbaresco e Barolo. Per i bianchi, ho il cuore in Friuli Venezia Giulia, anche se il Friulano mi piaceva di più quando era Tocai.

 Nato e cresciuto a Milano, Davide Passero si è laureato in Politica Economica alla Bocconi e si è perfezionato alla New York University. Ha lavorato, a cavallo tra finanza e tecnologia, per grandi gruppi come Vodafone, Deutche Bank, RAI, Generali. Dal 2005 è Amministratore Delegato di Genertel.

 

 

 

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Test sensoriali

Carne di mucca di razza Pezzata Rossa? I consumatori riconoscono al primo assaggio!
 
Dei 144 consumatori, che hanno partecipato al test del Laboratorio di Analisi Sensoriali del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, panel composto da persone un campione che consumano abitualmente carne bovina ben 80, quindi più della metà, hanno riconosciuto la carne di razza Pezzata Rossa, rispetto alla Frisona.
 
Non solo. La Pezzata Rossa, famosa per produrre sia latte che carne, è risultata anche la carne ideale sotto tutti i punti i profili “sensoriali”, tra cui l’odore, sapore e poi per la  tenerezza e la succulenza. “Significa che c'è una differenza tra le due carni – dice il responsabile del laboratorio docente di zootecnia speciale, professor Edi Piasentier - nettamente percepita dai consumatori. In più la carne di Pezzata Rossa risponde alle attese di qualità dei consumatori”.
 
 
 
I test sensoriali si sono svolti nel laboratorio di Scienze Agrarie ed Ambientali di via Sondrio, tra il 22 febbraio e il  4 marzo, in collaborazione con l’Anapri (Associazione Nazionale Pezzata Rossa Italiana). I 144 volontari hanno assaggiato "alla cieca" tre campioni di carne bovina cotta al forno. Dopo i test, i consumatori hanno compilato i questionari, dai quali sono emersi i risultati. “Scopo della ricerca è quello di contribuire a far emergere la qualità della carne del vitellone di razza Pezzata Rossa prodotto in Friuli – aggiunge ancora – per fornire agli allevatori elementi per valorizzare il prodotto”.
 
La carne, si legge nei questionari, viene in genere scelta soprattutto in base all'aspetto, alla provenienza e alla fiducia nel rivenditore. Meno importanti, invece, il prezzo e la difficoltà nel cucinarla. Per produrre una carne bovina di qualità, sempre secondo i consumatori, è importante l'alimentazione dell'animale, seguito dal sistema di allevamento, le condizioni di benessere e la razza assieme al tempo di frollatura della carne. Tutte considerazioni emerse durante il test. 
 
Nonostante la consapevolezza dimostrata da molti consumatori, l'informazione sul prodotto va ancora incrementata secondo il direttore dell'Anapri Tullio Luttman. “Bisogna diffondere il messaggio – spiega - che non esiste un prodotto standard e standardizzato. La carne non è solo carne, ma ci sono delle differenze sostanziali che la caratterizzano. L'allevatore non produce un prodotto indifferenziato e l'animale ha delle caratteristiche genetiche che si mescolano all'ambiente, all'alimentazione e all'allevamento”. Per questo, l'Anapri offre un servizio di spesa di carne bovina Pezzata Rossa a domicilio a cui aderiscono già 400 consumatori e 20 ristoratori (informazioni al numero 0432 224103).
 
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29 Convegno sulla pezzata rossa

L'ANAPRI  ha sede a Udine (in via Nievo, 19) e la Regione Friuli Venezia Giulia intende promuovere fortemente la Pezzata Rossa come ricchezza economica, gastronomica e pure genetica del territorio. “I progressi ottenuti dal punto di vista tecnico e scientifico devono essere sempre valutati a livello internazionale – spiega il direttore dell'ANAPRI, Tullio Luttmann - ma gli stessi non avrebbero alcun senso senza essere rivolti al territorio, alle esigenze degli allevatori, ma soprattutto a quelle del consumatore".

LA STORIA. Già nel 1908 il Bollettino dell'associazione agraria friulana parlava della razza bovina Pezzata Rossa allevata da almeno 30 anni sul territorio. Dalla provincia di Udine si esportavano 70 mila capi per un valore di 11 milioni di vecchie lire. Dopo una crisi del settore dovuto alla due guerre mondiali, nel 1948 si svolse il 1° Convegno della Pezzata Rossa friulana. Più tardi nel 1956 fu quindi istituita la prima Associazione Nazionale Pezzata Rossa Friulana, che da allora si occupa del coordinamento nazionale dei produttori, del miglioramento genetico, degli studi e dei controlli sulla razza, con l'obiettivo di migliorare le produzioni di carne e latte. Nel 1986, vista la grande diffusione di questa razza bovina su tutto il territorio nazionale, un decreto presidenziale modificò il nome della razza in “Pezzata Rossa Italiana”, definendo così l’importanza di questa razza a livello nazionale.
COS'È LA PEZZATA ROSSA. Come dice il nome, l'animale di notevole mole - tale da guadagnarsi il soprannome di “bue cavallo” - utilizzato per questo per il lavoro nei campi, si presenta con una tipica pezzatura bianca e rossa. Tali bovine, hanno una duplice attitudine, sono, infatti, adatte per produrre sia latte che carne. I prodotti che ne derivano, tra cui formaggi e tagli di carne pregiata, sono di grande qualità e di elevato valore proteico. La razza, inoltre, ha notevoli performance produttive, un'innata resistenza alle malattie e ben si adatta alle diverse condizioni di allevamento, oltre al fatto che è funzionale all’ambiente, tanto è vero che al pascolo è in grado di mantenere pulito il territorio cibandosi di erbe e arbusti. Per le sue molteplici peculiarità, tale razza viene considerata fra quelle più adatte alla salvaguardia dell’ambiente (una sola razza per più performance, produzione di latte e carne, impegno di meno foraggio, meno calpestio e ingombro di spazio e meno quantità di deiezioni con conseguente minore produzione e rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera).

I DATI. Secondo i dati forniti dall'ANAPRI, in Friuli Venezia Giulia nel 2010 si contavano 15.354 bovine distribuite in 500 aziende, con una produzione per lattazione, che mediamente era di circa 6.800 kg di latte. Un trend in netta salita, basti pensare che nel 2000 la produzione media era circa di 5.800 kg. Ad oggi in Italia si contano più di 60.000 vacche controllati per la produzione di latte. La produzione media nazionale per singola lattazione è di circa 6.500 kg di latte. In Friuli Venezia Giulia, inoltre, sono più di 500 i consumatori e 20 i ristoratori, che acquistano carne di Pezzata Rossa direttamente dal servizio attivato dall’ANAPRI (consegne a domicilio telefonando al 0432 224103 - 338 7417520 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.pezzatarossa.com) che propone una cassetta da 5/6 o 10/11 kg di diversi tagli di carne tra i 9,50 e i 12,00 euro al chilo a seconda dei tagli scelti.

 

IL CONGRESSO. Prevede la partecipazione di 200 esperti, tecnici e allevatori sarà l'occasione non solo per un confronto tecnico, scientifico e sulla genetica, ma anche un momento per vedere dal vivo le aziende che rappresentano un punto di riferimento per la produzione locale. Le visite si svolgeranno tutte nella giornata di venerdì 6 maggio. Giornata in cui era prevista anche una dimostrazione pratica, portando le mucche di Pezzata Rossa in castello a Udine, da mostrare a bambini e adulti. “La giornata – ha fatto notare Violino - coincide con le manifestazione del 35° anno dal terremoto e non possiamo portare le mucche in castello”.

LE AZIENDE

ERSAGRICOLA AZIENDA AGRICOLA SPERIMENTALE MARIANIS-VOLPARES: su una superficie di 610 ettari l'azienda di proprietà regionale e gestita dall’Ersagricola SPA, alleva 730 capi di razza Pezzata Rossa in località Piancada di Palazzolo dello Stella (Ud).

F.LLI BIANCHINI: Nell'azienda di famiglia a Talmassons si allevano 160 capi, di cui 76 vacche in lattazione. L'80% del latte viene fornito alla Latteria di Venchiaredo, e viene utilizzato per la produzione di formaggi tipici, mentre il restante 20% va ad alcune gelaterie artigianali della provincia di Udine, che hanno fatto della qualità il loro biglietto da visita.

CENTRO DI FECONDAZIONE ARTIFICIALE: L'Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia gestisce a Moruzzo (Ud) il centro che produce ogni anno circa 150mila dosi di seme di razza Pezzata Rossa, essendo il centro di riferimento nazionale per la razza. Attualmente il seme prodotto, oltre che in Italia, viene anche esportato in molti paesi europei ed extra europei.

 EVENTI COLLATERALI

1°Concorso Fotografico LA PEZZATA ROSSA ITALIANA: LA SIGNORA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA”. Il concorso, realizzato da Ersagricola SPA Azienda Agricola Sperimentale Marianis - Volpares, in collaborazione con ANAPRI, il Corpo Forestale Regionale ed ERSA FVG, è aperto a bambini e ragazzi, che potranno partecipare singolarmente o con i compagni di classe. Le fotografie rappresentano il mondo della zootecnia del Friuli Venezia Giulia, con immagini della bovina Pezzata Rossa italiana. La giuria - presieduta dalla fotografa Ulderica Da Pozzo - sceglierà i vincitori, premiandoli con telefoni cellulari, computer e lettori Mp3. Con le opere migliori sarà allestita una mostra fotografica visitabile presso Ersagricola di Marianis-Volpares.

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Torni il bon ton: la forma è sostanza

Torni il bon ton! L'appello è accorato e sentito. Noi di qb.quanto basta fvg ci crediamo talmente dall'aver riservato da subito una rubrica ad hoc curata da Maura Sacher (che ci insegna en passant anche come mangiare educatamente i cibi di cui andiamo ghiotti).  Qui riproponiamo un pezzo pubblicato dal grandissimo Gillo Dorfles su Corriere della Sera del 22 aprile a commento di un altrettanto prezioso volume di cui vi consigliamo la lettura.  

Torni il bon ton, la forma è sostanza. Elogio delle buone maniere  (con meno baci e abbracci)

Baci sgraditi e pacche sulle spalle: per evitare (inutili) imbarazzi è ora di tornare alle buone maniere

 Ho già avuto occasione di accennare su queste colonne, allo spinoso problema del rapporto tra modo di essere, di comportarsi - tra «bon ton» e buone maniere - e convivenza dell'uomo d'oggi. Non solo, ma come, col mutare e scomparire (si spera) delle «classi sociali» avrebbe dovuto scomparire anche la rilevanza attribuita a certi «privilegi classisti» ormai superati. Purtroppo la situazione è tutt'altro che chiara: sopravvivono non solo certi insensati privilegi, legati prevalentemente a ragioni economiche o politiche; ma esistono, con altrettanta energia, le differenze sociali dovute proprio a quella assenza di educazione, a partire dall'infanzia, che finisce per gravare su tutta l'esistenza dell'individuo. Al punto che, se davvero esistesse un «codice comportamentale» istituzionalizzato, forse i rapporti tra gli uomini sarebbero più facili e meno carichi di ostilità o di incomprensioni reciproche.

Il recente volume di Gabriella Turnaturi «Signore e signori d'Italia». Una storia delle buone maniere, Feltrinelli) è una preziosa guida lungo i pericolosi e accidentati sentieri del «bon ton» e del «comme-il-faut isme» e, partendo dall'analisi dei numerosissimi «galatei» che si sono avvicendati in questo campo, ne analizza tutti i peccati e le virtù, seguendo la storia delle «maniere» nel nostro Paese, citando i ben noti interventi di Donna Clara, Donna Letizia, della ineffabile Irene Brin (degli anni Trenta-Quaranta) fino alle gustosissime prese di posizione della «nostra» caustica Lina Sotis.

Certo la cronistoria dei modelli comportamentali è colma di insidie, eppure - anche senza attribuire una assoluta interdipendenza ai rapporti tra socializzazione e «bon ton» - bisogna riconoscere che alcune modalità di «costume» continuano a essere problematiche, discutibili e persino incresciose. Si rifletta soltanto su un esempio banale come quello del baciamano (e intendo quello salottiero; non certo quello indecoroso dato a Gheddafi o quello doveroso al Santo Padre!). E se questa sorta di bacio è ormai quasi naufragato (se non con sottintesa malizia), che dire di quello ormai costantemente diffuso del reciproco baciarsi sulle guance tra uomo e donna senza nessuna implicazione erotica, ma solo per moda o acquiescienza; mentre purtroppo accade che si debba anche sottostare a sgraditi baci tra uomini soprattutto in Paesi slavi; come del resto, si è spesso soffocati da abbracci maschili, testimonianze di purissima amicizia, ma tutt'altro che ben accetti. Ma il bacio - non amoroso ma sociale - non è che uno dei tanti esempi di «belle» o «brutte» manifestazioni corporee. Che dire (invece) delle strette di mano eccessive, delle pacche sulla schiena del tutto indesiderate? Per non parlare degli aspetti vistosi di collegialità o di parentela.

L'autrice traccia delle partizioni e delle differenziazioni molto gustose e significative tra il comportamento degli italiani nei diversi periodi dell'ultimo secolo; dai tempi ottocenteschi al fascismo, dal primo dopoguerra a oggi. La presenza e la scomparsa di alcuni modi di essere appare così evidente: la presenza delle «signorine» della educazione di una borghesia appena affermata, il trapasso da una civiltà rurale a quella urbana e soprattutto l'alternarsi di ambizione per la correttezza educativa e invece il disprezzo per un perbenismo ormai «superato» (ma non tanto). Indubbiamente gli eventi politici hanno avuto (e hanno tuttora e avranno in futuro) una rilevanza notevole: basta riflettere a situazioni recenti: «il craxismo - come scrive Carlo Donolo, citato da Gabriella Turnaturi - propone una miscela di libertinismo e di "law and order" che corrisponde bene ai sentimenti e agli interessi della New class: edonismo di massa, primato dei valori del ceto medio.

Al saccheggio dei beni pubblici si è accompagnata un'eversione delle buone maniere, dei principi della civile convivenza e delle più elementari forme di urbanità». Una cosa, comunque è certa: se, a partire dall'asilo, si insegnassero ai bambini - a prescindere da ogni inaccettabile settarismo - le più elementari maniere di comportarsi (non solo le «belle» ma anche le «buone» maniere, a cominciare da come soffiarsi il naso, come non impugnare la forchetta come uno spiedo, non mettere i gomiti sulla tavola e via dicendo) le cose andrebbero meglio, per lo meno non porterebbero a quella discrepanza tra le diverse provenienze familiari e sociali.

Ossia tra le persone «comme-il-faut» (ossia che conoscono le buone maniere) e la grande maggioranza di coloro che non le conoscono o non le applicano affatto e di cui dobbiamo purtroppo subirci la presenza ubiquitaria.

Gillo Dorfles

da il Corriere della Sera del 22 aprile 2011

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Il biologico fa scuola

Il biologico fa scuola!

Agricoltura biologica: fa bene alla natura, fa bene a te questo è ciò che riporta la Comunità Europea sul sito informativo www.organic-farming.europa.eu. Parlare di ambiente e salute significa guardare al futuro, quindi quale contesto più opportuno della scuola dove i bambini ed i ragazzi imparano a pianificare e gestire il futuro per loro stessi e per il pianeta in cui vivono! 

Con questo spirito AIAB-FVG (Associazione Italiana per l'agricoltura Biologica, sede del FVG) ed APROBIO (Associazione Produttori Biologici e Biodinamici del FVG) hanno dato avvio nello scorso mese alle attività in  4 “scuole pilota” (a Duino-Aurisina, Monfalcone, Mereto di Tomba e Montereale Valcellina) dove si  sperimenta e valuta come meglio inserire i prodotti biologici regionali nei menù quotidiani. Inoltre si sperimenta come fare in modo che i laboratori didattici rivolti ai bambini e l'informazione verso i genitori ed i cittadini in generale contribuiscano ad un'alimentazione sana, informata e sostenibile. 

 

 

 

L'attività è finanziata dal MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali) con i fondi del PAN (Piano d'Azione Nazionale) per l'agricoltura biologica, attraverso l'Assessorato alle Risorse Rurali, Agroalimentari e Forestali del Friuli Venezia Giulia, da anni sensibile ed attivo sull'argomento. 

Che cosa viene offerto alle scuole coinvolte.

Ogni scuola coinvolta avrà a disposizione, per le classi coinvolte, dei materiali didattici, dei laboratori con esperti del settore, delle visite in aziende biologiche regionali ed infine degli assaggi di prodotti stagionali, locali e bio. Ma anche tutte le 
comunità a cui le scuole appartengono verranno coinvolte nel mese di maggio tramite la realizzazione di una serata informativa e la disponibilità a “ragionare di bio per un futuro locale”. 

Ma non tutto finirà con l'anno scolastico, infatti anche se le attività progettuali avranno termine con l'anno scolastico 2010-2011 la formazione e gli strumenti ricevuti da alunni ed insegnanti potranno essere da guida verso la sana e buona alimentazione anche negli anni a venire e le linee guida che verranno fornite alle Amministrazioni potranno utilmente sostenere le scelte gestionali dei prossimi anni scolastici non solo nei Comuni coinvolti direttamente nella sperimentazione ma anche in tutti quelli interessati in Regione.

 


Per informazioni: AIAB-FVG tel 0432-800371 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Aumento del caffè al bar? Giustificato!|

Costo dell'espresso al bar: aumento giustificato per chi offre qualità

Il nemico dell'espresso al bar non è tanto il suo prezzo, quanto le troppe tazzine di cattiva qualità che potrebbero portare molti consumatori a cambiare abitudini di consumo

Sembra inevitabile l'aumento del prezzo del caffè al bar. Eppure  il peggior nemico dell'espresso potrebbe non essere un prezzo più elevato, quanto una qualità non sempre all'altezza delle aspettative del consumatore. Che intanto al bar si butta su altri prodotti addirittura più cari dell'espresso stesso.

E' un dato di fatto che la materia prima, il caffè crudo, è aumentata negli ultimi tre anni. Il prezzo del Brasile Santos, caffè base per molte miscele di qualità, è praticamente raddoppiato (v. tabella di seguito). Molti altri caffè pregiati hanno seguito la sua sorte o maturato aumenti addirittura maggiori. Anche i Robusta sono aumentati di prezzo, seppure in modo meno rilevante.

"L'aumento dei prezzi coinvolge in particolar modo quei torrefattori che lavorano in qualità - ha dichiarato Gianluigi Sora, presidente
dell'Istituto Nazionale Espresso Italiano - Le aziende che mettono nelle loro miscele caffè di livello hanno effettivamente la necessità di aumentare i prezzi della tazzinna al bar se vogliono continuare a impiegare quei caffè".

Eppure il nemico numero uno dell'espresso al bar potrebbe non essere l'aumento del prezzo della tazzina, che comunque non è completamente giustificato da parte di chi invece utilizza qualità di caffè meno pregiate. Il nemico potrebbe essere piuttosto proprio la scarsa qualità del prodotto.

"E' in atto una polarizzazione del mercato: da un lato torrefattori sempre più virtuosi e bar in grado di offrire davvero prodotti di  qualità, dall'altra aziende produttrici e bar che propongono caffè decisamente mediocri - ha dichiarato Luigi Odello, segretario generale dell'Istituto Nazionale Espresso Italiano - Questo sta portando una certa parte di consumatori a cambiare le abitudini di consumo".

Ecco quindi che una parte dei bevitori di espresso si rivolge a prodotti a base d'orzo o di ginseng cercando una maggiore soddisfazione. "E addirittura spendendo di più - sottolinea Odello - Un paradosso: il consumatore insoddisfatto della tazzina al bar si butta su altre merceologie che oltre a costare più dell'espresso sono spesso meno gratificanti del caffè dal punto di vista sensoriale".

"Noi stiamo cercando di difendere il potere di acquisto del consumatore, un potere che comunque è nelle sue mani - conclude Sora - Infatti l'espresso al bar costa sempre lo stesso prezzo, sia quello di ottima qualità che quello di pessimo livello: questo significa che passare da bar mediocri a bar di qualità alla gente non costa nulla in più, ma aiuta a spingere il mercato a produrre meglio".

 
Andamento del prezzo del caffè verde (crudo)

Paese

Origine

Tipologia

Nov 08 (€ / kg)

Apr 11 (€ / kg)

Var %

Brasile

Mogiana 17/18

Arabica

2,20

4,27

94

Rep. Dominicana

Barahona

Arabica

2,68

5,78

116

Colombia

Supremo

Arabica

2,50

4,94

98

India

Plantation A

Arabica

2,40

4,39

83

Vietnam

Vietnam

Robusta

1,43

1,78

24

Indonesia

EK Spec

Robusta

1,80

1,90

6

India

Cherry AB

Robusta

1,85

1,95

5

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Montasio dop di sola pezzata rossa

NASCE UN NUOVO MARCHIO CASEARIO: MONTASIO DOP SOLO DI PEZZATA ROSSA ITALIANA A Udine la firma dell'accordo tra Consorzio Montasio e ANAPRI che mira alla creazione di un sistema agro-alimentare organico volto alla tutela del consumatore finale e alla valorizzazione qualitativa del prodotto. Il panorama lattiero-caseario italiano si arricchisce di un nuovo marchio d’eccellenza. Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Montasio e l’ANAPRI (Associazione Nazionale Allevatori Pezzata Rossa Italiana) hanno infatti firmato oggi a Udine, alla presenza dell’Assessore regionale Claudio Violino, la convenzione che prevede l’uso congiunto dei marchi del Consorzio e dell’ANAPRI sul formaggio Montasio prodotto utilizzando latte di sola Pezzata Rossa Italiana. La scelta di organizzare in un sistema agroalimentare organico due delle eccellenze del panorama agroalimentare italiano contribuirà ad una crescente ricerca qualitativa sul prodotto da parte di caseifici e aziende zootecniche, ma ancor più rappresenterà una garanzia per tutti i consumatori finali.

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