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La vera storia del vin brulè

 a qualcuno piace caldo a qualcuno piace caldo

La vera storia del vin brulè, Glühwein in tedesco, vin Chaud in francese, mulled wine in inglese, ve la raccontiamo riprendendo l'interessante articolo di Martina Tommasi, storica e appassionata di cultura alimentare, pubblicato su qbquantobasta qualche tempo fa. Articolo dove sono  preliminarmente sottolineate le valenze simboliche connesse alla scoperta che l'alcol si potesse bruciare.

Non era più il cibo cotto sul fuoco a essere mangiato, ma il fuoco stesso.

L'antenato: il Conditum Paradoxum

Gli antichi Romani amavano sorseggiare nei loro simposi il Conditum Paradoxum, vino passito mescolato con miele, pepe e noccioli di datteri polverizzati, scaldato a più riprese  Gli venivano attribuite proprietà medicamentose e afrodisiache. Un antenato del vin brulè.

Leggiamo su Bibenda: "la preparazione del Conditum Paradoxum, di probabile origine greca, è descritta passo per passo nel De re coquinaria, una raccolta di ricette del primo gastronomo che la storia ricordi, Marco Gavio Apicio (25 a.C.-37 d.C.), patrizio romano contemporaneo di Tiberio e maestro di arti culinarie. In base a quanto ci ha tramandato Apicio, il Conditum Paradoxum era un vino dolcificato con abbondante miele, scaldato a più riprese e aromatizzato con pepe, foglie di nardo, zafferano e datteri, che generalmente veniva offerto agli ospiti alla fine del pasto. Molto diffusa anche nel Medioevo, questa bevanda era solitamente arricchita con erbe officinali e medicinali. Ogni vinattiere o speziale custodiva la propria miscela di ingredienti su cui versare il vino caldo secondo un procedimento da cui sono poi nati i vini medicamentosi o ippocratici".

L'usanza delle bevande alcoliche calde è intrinsecamente legata a momenti di condivisione, spiega Tommasi.  Basti pensare al Glögg, tradizione finnico-svedese che vede riuniti amici e parenti per assaporare assieme una bevanda molto simile al vin brulé.

E che dire del Grog, inventato nelSettecento dopo la scoperta delle terre di Giamaica: rum caldo con aggiunta di acqua e succo di lime bevuto tutti insieme dai componenti della ciurma delle navi? (Più che di vin brulè in questi casi ci si ritrova vicini al punch). dallle pagine di qubì dallle pagine di qubì

Esempi di bevande alcoliche calde li troviamo dal Canada alla Colombia, dalla Cina alla Turchia; alcune prevedono il flambage, sì proprio la tecnica delle Crêpes Suzette.

Arriviamo al punto: 

"Ogni popolo fin da tempi remoti ha cercato il conforto del fuoco, il cui utilizzo diretto ha profondi significati simbolici. Era credenza diffusa
che il cibo cotto direttamente sul fuoco aumentasse la forza e la virilità di chi lo ingeriva. Pertanto la scoperta che l'alcol si potesse bruciare ebbe una valenza molto forte: non è più il cibo cotto sul fuoco a essere mangiato, ma il fuoco stesso. Quel fuoco rubato da Prometeo agli dei per farne dono agli uomini. 

Ancora oggi l’atto di raccogliersi attorno al fuoco (per cucinare o meno) è un gesto comunitario, un simbolo di unione del gruppo di fronte alla
forza degli elementi. Non è più la Natura a controllare l’uomo, ma l’uomo a dominarla, accendendo, spegnendo e talvolta 'mangiando' il fuoco". vin chaud mulled wine courtesy gold dusted living vin chaud mulled wine courtesy gold dusted living

Come si prepara il vin brulé

Il vin brulé si prepara riscaldando vino rosso o vino bianco, aggiungendo zucchero, cannella e chiodi di garofano. In alcuni casi vi si aggiungono scorze di limone, anice stellato, qualche fettina di mela e/o qualche spicchio di mandarino. Spezie e zuccheri vanno eventualmente aggiunti solo in fase di raffreddamento della bevanda. Il bisò è il vin brulé in versione romagnola, preparato con Sangiovese. Il nome forse deriva dal tedesco Bischoff, “vescovo” ma anche il "vino rosso caldo" (dal colore che richiama l'abito vescovile).

LA GROLLA 

Il Caffè alla valdostana è il simbolo della condivisione alcolica hot,  scrive sempre Tommasi, si beve nella Grolla, un  recipiente di legno dotato di 4, 6 o 8 beccucci dai quali i convitati bevono a turno, facendo il giro del tavolo, caffè bollente abbondantemente corretto con la grappa. Il divertimento sta nel tappare i beccucci laterali in modo da non sbrodolarsi, ma bisogna stare attenti a non scottarsi con il liquido appena flambato.

 

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