Cavour la buona tavola e i cavolfiori

cavolfiore alla cavour by primochef.it

Non solo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, ma soprattutto la stagione, mi hanno fatto venire in mente dei piatti dedicati nel loro a nome a un politico - precisamente presidente del Consiglio dei ministri dell'epoca - come Cavour. Camillo Benso conte di Cavour fu infatti, a dire dei contemporanei, un vero goloso e anche un gourmet, convinto che lo stare a tavola fosse una opportunità straordinaria per mediare in qualsiasi tipo di trattativa, anche politica. “Cattura più amici la mensa che la mente" era una delle sue frasi preferite. 

La sera del 26 aprile 1859, respinto l’ultimatum dell’Austria che intimava al Piemonte di smobilitare l’esercito ai confini e dopo aver proclamato quella che sarebbe stata la Seconda Guerra d’Indipendenza,  storia o leggenda vuole che Camillo abbia esclamato: “Alea iacta est (il dado è tratto, cioè la decisione è stata presa), adesso andiamo a mangiare”.

Che la buona tavola fosse per Cavour una grande passione fin da piccolo, leggiamo su pixelicious.it,  lo si legge in una lettera del padre del piccolo Camillo: “Nostro figlio è un ben curioso tipo. Anzitutto ha così onorato la mensa: grossa scodella di zuppa, due belle cotolette, un piatto di lesso, un beccaccino, riso, patate, fagiolini, uva e caffè. Non c’è stato modo di fargli mangiar altro!“.

Camillo fin da giovane amava soprattutto intingoli e sughi, al punto che oggi il suo nome designa diversi tipi di guarnizioni, codificate dalla cucina internazionale: scaloppine di vitello o animelle brasate, risotto mantecato con il tuorlo, gli agnolotti e la celebre finanziera. Se davvero Cavour gradiva tutte queste preparazioni e le richiedeva assiduamente tanto da associarne le ricette al nome, è legittimo sospettare che passasse molto tempo seduto al tavolo da pranzo, anche se va detto che a quel tempo era quasi una moda dedicare i piatti ai personaggi storici, in modo da regalare alle ricette nobiltà e tipicità.
Il Ristorante in cui Cavour era solito pranzare era il Ristorante del Cambio, inaugurato nel 1757 e ancor oggi gioiello storico della città: il locale non solo conserva ancora, nella sala più ampia, il tavolo dove abitualmente Cavour sedeva, ma propone nel suo menu molte delle ricette che il conte gustava. 

La ricetta del cavolfiore alla Cavour è semplice e relativamente facile. Si tratta di un piatto da cuocere al forno, composto da cime di cavolfiore condite da burro e formaggio, e accompagnate da una salsina di uova e acciughe (le indicazioni le ho prese dal sito primochef.it)

Ingredienti:
• 1 cavolfiore grande
• 3 uova sode
• 3 acciughe
• 90 g di burro
• 80 g di grana padano grattugiato
• 1 ciuffo di prezzemolo
• succo di 1 limone
• sale q. b. 

 

Preparazione 

Lavate il cavolfiore, eliminando le foglie esterne, il torsolo ed eventuali parti ammaccate. Lavate il prezzemolo e tritatelo finemente.
In abbondante acqua salata fate lessare il cavolfiore per circa 10 di minuti, deve risultare cotto e sodo. Tiratelo fuori dalla padella ed eliminate l’acqua in eccesso.
In una padella fate sciogliere a fiamma media 60 g di burro, e ripassateci le cimette di cavolfiore.
Imburrate una teglia da forno con gli altri 30 g di burro, adagiatevi le cime di cavolo e cospargete la superficie con il formaggio grattugiato. Infornate a 180 °C per 10-15 minuti circa.
Nel frattempo cucinate le uova sode, facendole bollire per 8 minuti, dopo il primo bollore.
Una volta pronte le uova, sgusciatele e tritatele dentro una ciotola. Aggiungete anche le acciughe, il prezzemolo e il limone spremuto.
In un pentolino fate sciogliere il burro rimasto e poi versatelo sulle uova tritate, mischiando e amalgamando tutti gli ingredienti tra loro.
Tirate fuori la teglia dal forno, e servite, irrorando ogni piatto di abbondante salsa.

Conservazione
Il cavolfiore alla Cavour può essere conservato in frigo (senza salsa) per 3 giorni, se chiuso in un contenitore ermetico. Altrimenti può essere congelato fino ad un mese. Per questioni di praticità, il consiglio di primochef.it è di congelarlo già porzionato.

 

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