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L'università di Udine nel progetto "Reduce"

Il team dell'Università di Udine del progetto "Reduce", al centro i professori Francesco Marangon e Stefania TroianoIl team dell'Università di Udine del progetto "Reduce", al centro i professori Francesco Marangon e Stefania Troiano

All’Università di Udine il compito individuare le principali cause dello spreco alimentare nella refezione scolastica, nell'ambito del progetto nazionale "Reduce" per contribuire a prevenire e ridurre gli sprechi alimentari a livello nazionale grazie ai risultati della ricerca scientifica e ad attività di educazione e di sensibilizzazione sociale. Nel progetto “Reduce”,  finanziato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, oltre all'atenero udinese sono coinvolte le Università di Bologna (capofila), della Tuscia di Viterbo, del Politecnico di Milano e dell’Unità locale socio sanitaria (Ulss) 20 di Verona. Udine è impegnata con il gruppo di ricerca del Dipartimento di scienze economiche e statistiche, coordinato dai prof Francesco Marangon e Stefania Troiano, con il compito di individuare le principali cause dello spreco alimentare nella refezione scolastica e determinare un modello di calcolo. Il team dell’Università di Udine dovrà analizzare la tipologia degli sprechi prodotti nelle scuole; verificare i momenti in cui si vengono a formare le maggiori quantità; fornire un quadro delle situazioni che producono spreco nelle mense scolastiche; individuare i rimedi e ideare modelli di refezione scolastica a più bassa produzione di sprechi. Dovrà inoltre predisporre misure di sensibilizzazione ed educazione volte alla prevenzione e alla riduzione degli sprechi.

Per studiare i fattori che determinano lo spreco di cibo e il comportamento dei consumatori nel Nordest, a fine 2013 il gruppo di Marangon e Troiano ha condotto un’indagine presso un panel di 500 famiglie di Friuli Venezia Giulia e Veneto. Dalle risposte ai questionari è emerso, in particolare, che lo spreco all’interno delle mura domestiche dipende da precise abitudini d’acquisto, quali la spesa effettuata una volta alla settimana. Ma anche da alcune caratteristiche strutturali, perché si è evidenziato che lo spreco connota le famiglie più giovani e decresce all’aumentare dell’età dei rispondenti.

«Lo spreco di alimenti – spiegano Marangon e Troiano – non è solo un problema di cattiva volontà, ma dipende in buona parte dagli stili di vita imposti dalla moderna organizzazione della vita e del lavoro. Lo spreco non è insomma casuale, ma fa parte del sistema. Fondamentale, quindi, per evitare di avere in futuro una società portata allo spreco di cibo, informare e sensibilizzare le famiglie riportandole sulla via della sostenibilità».
 

Il progetto Reduce intende determinare origine ed entità degli sprechi alimentari, specie nella distribuzione, ristorazione e consumo domestico; integrare le misure di prevenzione degli sprechi alimentari nei piani regionali di prevenzione dei rifiuti; facilitare la donazione degli alimenti invenduti e delle eccedenze alimentari; favorire l’integrazione dei criteri di prevenzione degli sprechi alimentari nei bandi di gara pubblici per la ristorazione collettiva; contribuire all’adozione di buone pratiche di prevenzione nella distribuzione commerciale e nei servizi di ristorazione e catering; sensibilizzare bambini e consumatori sul tema dello spreco alimentare.

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