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FedAgriPesca FVG: crollano soci e numero cooperative, ma fatturati stabili

Venanzio FrancescuttiVenanzio FrancescuttiFedAgriPesca Fvg: crollano soci e numero di cooperative, ma i fatturati restano stabili. Assemblea a Codroipo, mercoledì 11 maggio 2022. Negli ultimi 15 anni, il numero delle cooperative agricole del Friuli VG è diminuito del 40 per cento, mentre i ricavi complessivi sono rimasti tendenzialmente stabili. Il numero dei soci si è ridotto del 50 per cento, crollando dai 18.000 del 2005 a poco più dei 9.000 attuali.

«Si tratta di andamenti che sono speculari a quelli del mondo agricolo in generale che ha visto ridursi progressivamente il numero di aziende attive ma parimenti crescere la professionalità degli imprenditori agricoli, la produttività e l’estensione aziendale – spiega Venanzio Francescutti, presidente regionale di Confcooperative – FedAgriPesca Fvg che mercoledì 11 maggio, celebrerà la propria assemblea elettiva a Codroipo -. Oggi, le cooperative agricole aderenti al sistema di Confcooperative sono 131, con 9.773 soci, 1.212 addetti per un fatturato complessivo di 449 milioni di euro. Il comparto maggiormente in sofferenza rimane quello della zootecnia bovina con un prezzo del latte da troppo tempo non remunerativo e, di conseguenza, stalle che chiudono (sono rimaste “solo” 700), capi in vendita e giovani in fuga (le cooperative del settore che, nel 1980 erano 214, attualmente sono solo 30).

Bovine al pascolo. Malga MontasioBovine al pascolo. Malga Montasio

La professionalità, la formazione, le competenze imprenditoriali sono fondamentali, oggi, per stare sul mercato – prosegue Francescutti – ed è per questo che la nostra Federazione si è molto spesa e si sta spendendo tuttora per sostenere le aggregazioni tra imprese, come quelle portate a recente conclusione tra Friulfrut e Friulkiwi e tra l’essiccatoio Vieris e la Morenica Cereali: dove c’è economia, anche i giovani restano in azienda.

In questo momento, però, i cambiamenti degli scenari (politici, economici, sociali) sono assai rapidi e, a volte, disorientanti. A livello europeo, non si può cambiare idea in continuazione senza dare certezze alle aziende che hanno la necessità di programmare, seminare, allevare, investire, innovare. La transizione ecologica, probabilmente, è stata innescata un po’ troppo in fretta e con obbiettivi troppo ambiziosi. Ora pare che si voglia buttare a mare ogni cosa per produrre tutto dappertutto, senza regole e limiti. Così non va – è la conclusione di Francescutti -. Servono norme razionali, basate sul supporto scientifico e con un occhio particolarmente attento alla sostenibilità economica.

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