Scritto da Ennio Furlan il . Pubblicato in Erbe e Funghi.

I germogli del pungitopo

“A cavallo tra aprile e maggio non c’è solo il foraggio”: ecco un nuovo proverbio che mi sono inventato, da lasciare ai posteri. Basta inoltrarsi infatti nei boschi collinari, ed ecco che si scorgono quei cespugli verde intenso: in friulano Rusculins; Ruscus aculeatus con il nome scientifico, in italiano pungitopo. Io, che mi ritrovo qualche anno sulla gobba, mi accorgo che questa pianta si sta sempre più deteriorando, per esempio in certe zone verso Dolegna del Collio (non nel bosco fitto ma verso l’esterno dove ci sono delle colture):  non sono certo io in grado di spiegare il perché, ma sicuramente non è un buon sintomo. Di sicuro non è per l’eccesso di raccolta,visto che a un certo punto con il moltiplicarsi di erbacce e rovi la raccolta viene a cessare.

Negli anni passati si faceva uso di tutta la pianta: in primis si usava legare alcuni rametti con i poderosi aculei, sul filo di ferro che teneva su le tavole (appese al soffitto ) dove venivano appoggiate le forme del formaggio per l’uso familiare: ciò per impedire il passaggio di pantegane e topi (da cui il nome pungitopo); li si metteva anche nelle stalle dove c’erano delle fessure, sempre per evitare il passaggio di animali indesiderati. Con i rami ben spinosi si creava un belmazzo, a cui si legava una lunga corda e all’estremità dei rami si mettevano alcuni pesi: ciò permetteva la pulizia delle canne fumarie. Infine negli anni della miseria ci si ingegnava e così le bacche rosse venivano raccolte in inverno, poi, tolti i semi, si rompevano, si tostavano (con il brustulìn) e dopo un’ulteriore pestata venivano usate per fare un succedaneo del caffè.

NB: Certo è che la suddetta pianta, assieme agli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius, e Asparagus officinalis ) è fra le migliori portatrici delle zecche, animaletti non troppo simpatici: il motivo è che per raccogliere questi giovani getti, bisogna accovacciarsi e addirittura introdursi nel cespuglio, per raggiungere le cimette. L’argomento richiederebbe molto spazio, ma vi raccomando solo di non tentare MAI di uccidere la zecca prima di toglierla: infastidita, potrebbe “rigurgitare le sostanze pericolose in essa contenute”, dunque interpellare il medico.

Le ricette (nella sezione ricette)

Premessa

Dopo aver raccolto i rusculins (si sappia per la legge Regionale il massimo consentito è 1kg a persona) vanno legati a mazzetti con dello spago, avendo cura di metterli con le punte unite, e poi tagliati tutti alla stessa lunghezza.

Questo vale anche per gli asparagi e per tutte le piante con la stessa struttura,per poter ottenere una cottura uniforme, altrimenti, se non sono legati, in fase di bollitura si spezzeranno e sarebbe poi un problema il toglierli dalla pentola.

Nello specifico i rusculins, data la loro amarezza, vanno cotti in acqua salata bollente e abbondante; nel caso di quantità abbondante, sarà il caso di cambiare una volta l’acqua di cottura.

Vanno tolti appena cotti e lasciati raffreddare, quindi si potrà procedere alla creazione dei piatti.