Americanesi Part Two
In quel posto, in quel ristorante ci rimasi solo un anno e mezzo, probabilmente l'anno e mezzo più formativo della mia vita. Ricordo perfettamente la coppia di anziani e gentilissimi signori che, abitudine tutta americana, mi chiesero un cocktail per pasteggiare.
Il nome impronunciabile del cocktail era un Martini Blu Sapphire straight up with a twist of lemon.
Ricordo pure il mio senso di sgomento a queste incomprensibili parole, parole contro le quali il mio inglese scolastico si infranse miseramente.
Devo dire che la cucina praticata era una cucina si americanizzata ma che si sforzava di essere vicina alla tradizione se non campana quanto meno mediterranea.
Le famose Fettuccine Alfredo le ho drammaticamente scoperte qualche tempo dopo in un piccolo ristorante italiano nel Village a New York.
Pure chiedendo in giro non sono mai riuscito a capire chi fosse Alfredo inventore di queste formaggiose e pannose fettuccine emblema di una italianità sintetica.
Praticando l'ambiente dei ristoranti italiani entrai in seguito in contatto con i vari fornitori di prodotti e diventai un assiduo frequentatore dell' Italian Market, giù lungo la nona strada, il vecchio quartiere di emigrazione italiana, dove furono girate alcune delle scene più famose della saga di Rocky.
Qui il ricordo nostalgico dei primi emigranti è vivissimo ancora oggi, i nomi sulle insegne dei negozi gestiti oggi dai figli di quegli emigranti danno una stretta al cuore a chi come me, ha fatto una emigrazione stile inizio secolo, con tutte le difficoltà del caso.
Talluto's per le olive, Bruno's per i formaggi e Attanasio per il pesce erano i posti che frequentavo spesso per non parlare di Sarcone's Bakery, un vecchio panificio dove, sulla parete posta alle spalle del bancone di vendita, troneggiava in alto la foto del fondatore della premiata ditta, oltre la foto di quel personaggio che era stata la causa di quella transumanza forzata dal proprio paese d' origine in una terra lontana e misteriosa.
Il classico esempio in cui si verifica l'attrazione della vittima per il suo carnefice, in questo il carnefice vestiva il fez e la camicia nera.
È lì , in quel mercato, che ho scoperto quale tipo di Parma veniva venduto al ristorante dove io lavoravo, il Parma fatto in Canada. E questo era solo l'inizio, per non parlare del gorgonzola e di altri prodotti che di italiano avevano solo la mia caparbia volontà di credere che fossero tali.
La sensazione che provavo quando circa ogni sei mesi rientravo il Italia era di passare dal mondo del finto e della brutta copia al mondo dell' autentico, dell'originale. Ed era una liberazione.
Altra scoperta sconcertante, gli americani mangiavano la pasta, ma non all'italiana cioè al dentissima, piuttosto la preferiscono come loro dicono, flat , scotta. E ho detto tutto.
Altro flash di memoria; uno chef molto famoso in città viene a cena una sera in compagnia di un'altra persona, ricordo che ordinarono una insalata di apertura e poi un piatto di pasta.
La cucina era in fermento per cercare di non scazzare, negli Stati Uniti una critica positiva o negativa da una fonte autorevole si può tramutare per un ristorante in un aumento o diminuzione del fatturato.
In ogni caso, questi 2, iniziano a mangiare la pasta poi dopo un paio di forchettate abbandonano il piatto e parlano appoggiati comodamente allo schienale della sedia.
Ricordo pensai, non gli sarà piaciuto, vado e ritiro il piatto.
Mi accostai, feci per portare via i piatti e fui fermato da loro.
Stavano semplicemente chiacchierando, avrebbero continuato a mangiare la pasta con questo ritmo blando consentendo alla pasta non al dente di diventare pure fredda.
Ecco, lì cominciai a capire che qualche cosa non andava se due dei migliori e decantati chef presenti in una città di sei milioni di cittadini mangiavano la pasta in quel modo e lo ritenevano giusto.
Quanto la parola chef fosse e continua ad essere abusata e utilizzata da tutti solo per aver preso una lezione di una mattina in uno dei tanti miracolosi corsi presenti in giro oggi, lo iniziai ad intuire allora.
Dopo circa un anno riuscii a migliorare la mia condizione e riuscii ad avere un permesso di lavoro stabile.
Con quello potei cercare lavoro negli hotel trovando sempre occasioni per migliorare, la vera flessibilità, non quella presunta e disastrosa di questo paese.
Ho avuto la fortuna di conoscere grandi personaggi, carissimi amici, che mi hanno dato la possibilità di imparare, progredire e fare bene.
Imparai la cucina cosiddetta continentale fatta di elementi di cucina francese e europea in generale.
Un po' com' è l'America, tutto e niente.
Rieccoci con la cucina italiana di imitazione, in uno degli ultimi ristoranti dove lavorai, dove lo chef era un italoamericano di quarta generazione e il suo aiuto forse anche di più, creai sconcerto quando appresero da me che in Italia la Chicken Parmigiana non era uno dei piatti base della nostra cucina tradizionale.
A distanza di tanti anni questo episodio mi lascia ancora molto perplesso.
Non tanto perplesso quanto il tacchino gigante servito con la apple sauce e la cranberry sauce nel giorno del ringraziamento. La festa di tutti gli americani, la festa più religiosamente laica che esista, la festa di tutti senza distinzione di razza e ceto sociale.
Una tradizione invece tutta italiana della vigilia di Natale per i nostri connazionali in America è cucinare i sette pesci, tutti rigorosamente fatti in padella. Vi lascio immaginare il puzzo di fritto nelle chiese di Brooklyn impregnato negli abiti dei partecipanti alla messa. Questa è tradizione, antica.
Quello a cui non mi sono mai abituato è questa cucina Fusion molto praticata all'estero, dietro il termine "Cucina Fusion" si nasconde un miscuglio di cucine provenienti da tutto il mondo, con ingredienti più o meno fedeli ai paesi d' origine e combinati secondo le tendenze e i gusti del momento.
Provenendo da una cultura tradizionale fatta della cucina napoletana classica che più classica che non si può, vedere e provare questo modo di cucinare non ha incontrato sempre il mio favore.
Una cosa è certa, ho apprezzato molto spesso quel tipo di cucina rispetto agli spaghetti with clams, gli spaghetti con le vongole atlantiche, finite con burro e formaggio.
Il rientro in Italia mi riportò con i piedi per terra ,lasciando una grande nostalgia per un tipo di vita a cui mi ero abituato e un mondo fatto di competizione e di merito.
I pomodori del piennolo, l'olio, il vino di mescita buono e genuino, il pane, le radici, tutto questo chiamava e chiama ancora.
Gli amici li ho conservati e di nuovi ne ho fatti, i sapori sono quelli di sempre.
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