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Furio Baldassi e le sue previsioni sulla ristorazione triestina

intervista a Furio Baldassi

Lo inconto in un buffet, gli faccio un' intervista al volo. Era il 1976, Furio Baldassi faceva il deejay per Radio Sound. Dall'amore per la musica che ancora lo accompagna, nasce la sua storia di giornalista. Altro suo grande amore era (ed è) lo sport e ancora una volta può esprimere al meglio la sua passione facendo il cronista per la Triestina. Telequattro lo assume come telecronista. Diventa giornalista nel 1984 e inizia a lavorare a Il Piccolo. Tanti servizi, tante cronache, tante interviste ma è grazie alla Gola che diventa famoso in città e non solo. Quando il quotidiano locale lancia la pagina tematica GOLA, con rubriche settimanali dedicate alla cucina, agli appuntamenti golosi e alle recensioni dei ristoranti, Furio non solo riesce a realizzare nel lavoro la terza delle sue grandi passioni, il cibo e la convivialità che ne deriva, ma diventa un punto di riferimento, ascoltato o criticato ma sempre imprescindibile, della gourmetteria cittadina e non solo.


Come è cambiata la ristorazione negli ultimi anni?
La ristorazione negli ultimi decenni ha subito una crescita esponenziale. A dimostrarne l'eccellenza è Matteo Metullio che è riuscito a portare una seconda stella Michelin a Trieste e qui dalle nostre parti non si era mai visto un esempio straordinario di fresca genialità. A Trieste però non si è mai mangiato male, anzi, il nostro capoluogo è sempre stato famoso per le sue tipicità, basti pensare ai buffet che ci caratterizzano e che mandano in estasi i turisti. Il cotto caldo in crosta e la caldaia li fanno letteralmente impazzire. Unica nota dolente purtroppo è il livello del servizio, medio basso. Sono sicuramente stati fatti importanti passi avanti, con l'apertura di scuole di formazione professionale, ma resta troppo spesso quella sensazione fastidiosa che, quando entri in un locale, è come se i camerieri ti servissero per farti un favore. Questo ovviamente era quello che succedeva prima del Covid. Da ora in poi la ristorazione sarà tutta da scoprire.

Che cosa succederà?
Ci saranno grandi difficoltà, resteranno gli strascichi di una forma mentis elaborata durante il periodo di pandemia secondo la quale già dieci persone sono un assembramento, per di più pericoloso. I vincitori, se si può dire così, in questo momento sono quelli che sono riusciti ad adattarsi velocemente a questi cambiamenti
e sono riusciti a fidelizzare la clientela nonostante il periodo, grazie anche a un buon servizio delivery e per asporto. Esempio brillante di chi è riuscito sono sicuramente il Joia e Nero di Seppia. Una cosa è sicura, la ristorazione di prima non esisterà più. I ristoranti che sicuramente saranno avvantaggiati sono i buffet, grazie alla loro velocità di servizio, le persone restano in un buffet al massimo trenta minuti. Una sorta di adeguamento alla cucina anglosassone che prevede di mangiare di tutto in tutti i posti più
impensabili, dal tacos seduto su un muretto al fish and chips passeggiando per strada. Faremo difficoltà ad adattarci perché gli italiani, e i triestini, utilizzano il pranzo come un momento di socialità e di convivialità quasi essenziale per la vita di tutti i giorni!
È un periodo difficile, ma resterà in piedi chi non è stato fermo, chi si è evoluto e chi ha saputo rinnovarsi in questo periodo. Cosa difficile, ma non impossibile.