Ai Ciodi prima che l'estate finisca

Ormeggiare la barca e fermarsi a pranzo alla trattoria “Ai Ciodi” è tappa obbligata per i diportisti friulani e veneti, con folta rappresentanza di austriaci. Raggiungibile solo in barca (per coloro che non dispongono di un natante c’è un collegamento giornaliero dal porto di Grado o un efficiente servizio di taxi boat) resta aperta fino al prossimo 7 ottobre 2018. Il locale è stato creato una quarantina di anni fa da Mauro Tognon, che decise di abbandonare il posto fisso alla Fincantieri di Monfalcone per dare vita al suo sogno. Così cominciò l’attività sull’isola di Anfora, all’estremità occidentale della laguna di Grado, a metà del canale che conduce a PortoNogaro. Anfora è collegata all’isola di Portobuso da una breve diga percorribile a piedi. Isola un tempo abitata esclusivamente da pescatori, che fin dai tempi dei Romani veniva utilizzata come punto di appoggio, uno scalo merci dell’epoca, per le imbarcazioni dirette ad Aquileia. Fu teatro di guerra durante il primo conflitto mondiale e per molto tempo vi fu ubicata una caserma della Guardia di Finanza, in quanto avamposto di confine. Fino agli anni ‘Sessanta del secolo scorso era attiva anche una scuola elementare pluriclasse per i figli dei “casoneri”. Ora nell’edificio che un tempo ospitava le aule ci sono sei comode camere dell’albergo diffuso.

Si può così vivere nella magica atmosfera della laguna senza rinunciare alle comodità (aria condizionata, riscaldamento per i giorni più freddi e molto altro) con splendida vista, magari andando a pescare assieme ai titolari della trattoria: per mangiare il pesce che direttamente dal mare passa sulla griglia

Proposte della tradizione lagunare quelle della trattoria, realizzate da Cristiano Tognon, che fino allo scorso anno lavorava assieme al fratello Piero prematuramente scomparso. Assieme avevano vinto il concorso Il Campanile d’oro a La prova del cuoco di Antonella Clerici.

Un must gli spaghetti al gransoporo, che arrivano in porzioni molto abbondanti assieme a una tavoletta di legno e a un martello per rompere il carapace (il guscio del granchio). L’ambiente è semplice, la convivialità viene spontanea, talvolta si deve condividere il tavolo anche con altri ospiti, ma questa è anche la caratteristica piacevole del locale. Nei mesi più centrali dell’estate (apertura tutti i giorni) c’è una lunga lista d’attesa per gustare i piatti della cucina, e, per non far nascere discussioni, chi arriva deve segnare il proprio nome su una lavagna e attendere il proprio turno. Ma ne vale veramente la pena. Un buon bicchiere di Santonego (liquore all’assenzio marino) aiuta a digerire il tutto... compreso il conto.

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