Per il caso Terrano incontro a Lubiana

Per questa splendida immagina autunnale il credit della foto è Lavinium.com dell'amico Roberto Giuliani

I viticoltori del Carso potranno ancora mettere sull'etichetta della bottiglia del loro vino rosso portabandiera il nome Terrano? La vicenda è ancora incerta nei suoi contorni attuali e sbocchi finali. Quel che è certo è che la diplomazia si sta muovendo. qbquantobasta puntualmente informa i suoi lettori e siamo alla settima puntata. Il prossimo incontro fra Italia e Slovenia è in agenda venerdì 6 novembre 2015 a Lubiana. Pare che la soluzione più praticabile sia quella di dar vita a una doc transfrontaliera.

All'incontro di Lubiana sono preannunciate le presenze del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, dell'omologo sloveno Dejan Židan, del segretario di Stato al Ministero sloveno dell'Agricoltura Tanja Stmisa Strinsa, dell'ambasciatrice d'Italia a Lubiana Rossella Franchini Sherifis.

"Carso e Terrano sono elementi di identità di un territorio di fatto condiviso fra Italia e slovenia. I vigneti sono su colline condivise fra i due paesi" sottolinea il ministro Martina, ottimista sulla solzuione politica che salvaguardi i viticoltori italiani del Carso.

Potrebbero interessarti anche

Dop o doc transfrontaliera: unica via d'uscita per la querelle Terrano

e anche

Teràn, nome tipicamente sloveno

Guerra del Terrano Teran quarta puntata

Il Terrano sarà solo sloveno?Terrano e doc transfrontaliera: quinta puntata

Terrano, forse c'è il toponimo

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Italia vs Austria: match enologico didattico

Italia vs Austria: due realtà enologiche si sono incontrate presso il Falkensteiner Hotel di Jesolo, dando vita a un match didattico, una  Master class sapientemente guidata da due esponenti di spessore della comunicazione  e del wine marketing quali  Othmar Kiem per la redazione italiana della rivista Falstaff e Will Klinger direttore di Austrian Wine.
Sei regioni a confronto quindi, in un tasting rigorosamente alla cieca, in cui noi degustatori  siamo stati  invitati a riconoscere i vini austriaci nelle cinque batterie da tre vini ciascuna.
Degnamente rappresentata l'Italia dall'azienda Bertani per il Veneto, Tenuta San Leonardo per il Trentino Alto Adige e Vie di Romans per il Friuli Venezia Giulia, ma anche l'Austria si è fatta onore rappresentata da  tre zone vitivinicole di gran pregio.


Il Wienviertel  (Quartiere del vino) a nord di Vienna, è la culla del Grüner Veltliner, vino bianco piacevolmente speziato, varietà più diffusa in Austria e protagonista indiscusso di questa regione, qui rappresentata  dall'azienda Gruber Röschitz.
Le colline della Stiria a sud di Graz sono sinonimo di vini bianchi  profumati e freschi e soprattutto  di Sauvignon Blanc, dotati di grande eleganza.  Per il loro livello qualitativo possono a pieno diritto essere contemplati  tra i migliori Sauvignon del mondo, e Wohlmuth è uno dei produttori più bravi.
Infine era presente l'azienda Feiler Artinger dal Burgenland, proprio sulle sponde del Lago di Neusiedel a est di Vienna. Qui è secolare la tradizione di vini dolci raffinati in cui la muffa nobile porta la giusta speziatura per contrastare il notevole residuo zuccherino. Il Ruster Ausbruch era già famoso nel medioevo. Ma questa è anche la zona più calda di tutta l'Austria, qui inizia la grande pianura che porta verso l'Ungheria. Quindi è anche terra vocata per i vini rossi strutturati come il Blaufränkisch, il Franconia, molto minerale ed elegante, vino che mi ha particolarmente affascinata, sia in purezza che in blend.
Per darci la possibilità di comprendere meglio il patrimonio enologico dell'Austria, gli organizzatori ci hanno fatto omaggio di una dispensa didattica molto dettagliata sulle regioni vitivinicole e sui vini austriaci, dispensa che sto studiando attentamente. 
Solitamente associamo la regione austriaca a vini freschi, leggeri con un buon residuo zuccherino. Ci siamo lasciati stupire invece da eleganza, struttura, freschezza e tanta mineralità.
E lo stupore si è profuso anche nella cena a quattro mani che è seguita alla Master class.
Gli chef Omar Zorzetto di Jesolo e Christian Petz di Vienna hanno voluto deliziarci con un menù appositamente creato:


Tortino di alici marinate con rapa e rapanello, zucchina croccante, salsa peperoni e menta (Riesling 2012 Wohlmuth e Malvasia Istriana 2013 Vie di Romans). Eccellente piatto dalle importanti note fresche e citrine, abbinamento con  il vino non facile.

Testa di vitello marinata con tartufo e puntarelle (Gruber Röschitz – Weinviertel DAC Hundspoint 2014, Soave Original Vintage Edition 2013 Bertani)

Branzino con verza, “bacon di muggine” e  purea di aglio (Vie di Romans Sauvignon Vieris 2013, Wohlmuth Sauvignon Blanc Hochsteinriegl 2012)

Guancia di manzo con polenta, porcini e cime di rapa  (Feiler Artinger Cuvée Solitaire 2003,
Tenuta San Leonardo – San Leonardo 2000). Straordinaria espressione del Blaufränkisch nella Cuvée Solitaire, in uvaggio con Cabernet Sauvignon e Merlot. Dodici anni e non sentirli.

Tarte di cioccolato con mango (Feiler Artinger – Ruster Ausbruch 2013, Bertani – Recioto della Valpantena 2012).  Delizia per il palato e per i sensi.  Perfetto connubio di sontuosità e freschezza.

Grandi squadre e grandi protagonisti, a pari merito, sul podio di questo memorabile match enogastronomico. Non ci resta che brindare...Prosit! Alla prossima!


  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Finalmente il mensile qbquantobasta anche digitale

Il nostro mensile cartaceo qbquantobasta dal 1 novembre 2015 raddoppia e diventa anche digitale. Già dal primo giorno di ogni mese potete acquistare la vostra copia sul sito www.qbquantobasta.it e leggerla subito su tablet smartphone e pc.

Per il mese di dicembre proporremo varie opzioni di abbonamento. Intanto a voi che ci leggete eccone una: CHI RINNOVA IL SUO ABBONAMENTO O REGALA L'ABBONAMENTO 2016 A UN AMICO ENTRO IL 20 NOVEMBRE 2015 AVRA' DIRITTO A SEI MESI DI ABBONAMENTO DIGITALE GRATIS.

 

Potete acquistare il numero di novembre 2015 QUI. Per l'acquisto è necessario registrarsi GRATUITAMENTE al sito.

A breve vi proporremo online anche gli arretrati più richiesti. Sono acquistabili online anche i quaderni di qb.

Per l'acquisto è necessario registrarsi GRATUITAMENTE al sito.

Per leggere di gusto ogni mese non perdetevi qbquantobasta. Per essere aggiornati in tempo reale sul meglio del food&wine su eventi golosi e ricette seguiteci ogni giorno sul quotidiano on line www.qbquantobasta.it

 

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

E tu di che qb sei? Scopri l'ingrediente segreto

Grande successo per la prima puntata della rubrica di qbquantobasta che ogni venerdì alle 11.45 andrà in onda sulle frequenze di Radio Punto Zero. Una piccola pausa di informazioni golose ma anche di storia della ricetta e gli ascoltatori che si mettono in gioco per indovinare l'ingrediente mancante o rispondere alla domandina di cultura gastronomica e vincere il premio in palio. Il  vincitore della prima puntata è stato il signor Edoardo Veglia che si è aggiudicato un chilogrammo di favette della pasticceria Eppinger. Al link il podcast per scaricare il file audio

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Il baccalà sale sui monti e da Otto diventa il principe della tavola

Il baccalà sale sui monti e da Otto diventa il principe della tavola. Tre piatti in gara. I giudici sono semplici commensali: trattasi infatti di giuria popolare. Sarà il voto di ognuno, una crocetta messa a fine cena a decretare quale piatto del ristorante garaggerà per entrare fra i finalisti. Ovviamente c’è anche una giuria ufficiale che non vota ma assaggia e controlla tutto, compreso il servizio, l’atmosfera del locale, i vini serviti e ovviamente l’interpretazione dell’ingrediente principe, il baccalà.  Ultimi tocchi all'antipasto aperol stocco and beans, foto MAX

Ancora una volta Stefano Buttazzoni, con l’indispensabile supporto di Antonietta Battigelli, ha fatto il miracolo. Non è una parola esagerata o enfatica “miracolo”: ma una pura constatazione. Una cena monotematica con innovazioni da chef di alta cucina realizzata tutta da soli senza brigate alle spalle. Il secondo miracolo è che un ristorante fra i monti, raggiungibile dopo una ventina di km da Tolmezzo, di cui molti di tornanti, sia sempre full. Con persone che arrivano da Trieste, Nova Gorica, Aviano.  

 


Tre piatti in gara, dicevamo. Due sono praticamente appaiati, distanziati di un solo punto: a dimostrare l’alta qualità di entrambi. La jota di zucca leggermente insaporita con la “morcje” polenta “bruciata” nel burro e del mais del mais cinquantino di Baus (località carnica vicina ad Ovaro), disidratato a -75°.  Come decorazione gocce di sambuco rosso aromatizzato. Il tocco di assoluta innovazione il mottarello, pardòn mini magnum,  di gelato allo stoccafisso pennellato al cioccolato Valronha.  Cede comunque lo scettro per un solo punto al piatto vincitore: rivisitazione creativa del baccalà con polenta.

Sopra una cialda di polenta viene disposto un tortino tiepido di baccalà dissalato condito al pino mugo, intorno al piatto una striscia leggera di vetiver (olio essenziale di radici e muschio), mirtilli essiccati, fiori di borraggine. Il cameriere, nell’occasione per noi il bravissimo Diego, titolare del ristorante e una ragazza in costume carnico sempre sorridente, al momento del servizio versa una crema al fieno di alta montagna calda: il fieno ha un leggero sentore di finocchio selvatico dovuto al prato in cui è stato tagliato. Incontri strani tra il bosco e il baccalà, il nome della ricetta.


E pensare che il cuoco Stefano Buttazzoni puntava tutto sull'altra proposta, uno strepitoso aperitivo, pardon, antipasto, servito nel bicchiere da Martini, con fagioli di Pesariis e bastoncino di pancetta croccante. Un vero capolavoro di alta cucina. Stocco aperol and beans è stato servito su un piatto rettangolare di abete realizzato per l’occasione. A sinistra una coppa Martini, a destra una fiala con infusione di rosa canina tiepida e germogli di faggio. Il ghiaccio secco ha creato una scenografica nuvola di nebbia al momento dell’arrivo in tavola. Sul fondo della coppa Martini, una riduzione di Aperol su cui era adagiata una mousse calda di fagioli borlotti della Val Pesarina e orzo soffiato; a coprire il tutto una “sifonata” di patate e baccalà dissalato. Polvere d’alloro e un tubo di pancetta croccante a completare una proposta davverto Wow!


Siamo appena ai primi passi del concorso del Festival Triveneto del Baccalà: la nostra regione Friuli VG manderà in finale un solo ristorante e le gare non sono ancora finite.
Per noi è stata comunque una serata speciale, gastronomicamente parlando: eccellente anche il risotto al limone baccalà e tiglio, superbi i ravioli ripieni di baccalà con salsa topinambur (questi piatti non erano in gara). Esaltante come al solito il sorbetto agli agrumi portato dall’amico Leonardo Ceschin. Di Pittaro (metodo classico) Specogna (Pinot grigio ramato) e Rodaro (Malvasia) i vini in abbinamento.  

Voto centodieci e lode. e non ci siamo fatti mancare neanche il bacio accademico al cuoco!

Stefano Buttazzoni spiega al presidente della giuria esterna ufficiale del Festival Triveneto del Baccalà come ha pensato, costruito e realizzato i suoi piatti

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Dalle malghe alle latterie Turnarie, il latteria di Campolessi

latteria a latte crudo di Campolessi, foto di Elena Maurutto “Raccontate il vostro formaggio del cuore”, concorso per appassionati scrittori di cucina promosso dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese e dalla Condotta Slow Food "Gianni Cosetti "con la collaborazione di qbquantobasta rivista mensile di gusto e buongusto nell’euroregione in occasione della manifestazione “Gemona, Formaggio… e dintorni”.

Il racconto che vi proponiamo è a firma Elena Maurutto e si intitola: Dalle malghe alle Latterie Turnarie.
Il “Latteria di Campolessi”: un formaggio espressione della fusione tra la storia del Friuli rurale e la tradizione lattiero-casearia regionale.


Il Latteria è un formaggio semiduro a media maturazione che nasce a partire dalla stessa esperienza casearia dei formaggi prodotti nelle malghe ad alta quota delle zone dell'arco alpino, dove l'isolamento dei pastori e dei malgari richiedeva la trasformazione del latte in un prodotto che non dovesse essere consumato in tempi brevi. Similmente a quanto avviene per altri formaggi di montagna, il latteria è ottenuto proprio a partire da una cagliata sottoposta, dopo rottura, a un riscaldamento a bassa temperatura (45°C), con il quale si favorisce la separazione spontanea del siero dalla massa solida che si compatta, permettendo una sufficiente conservabilità del prodotto. Nelle regioni alpine e prealpine la malga è stata la prima sede di produzioni casearie che prevedevano il concorso di latte di vari allevatori, ma a partire dal XIX secolo, con l'istituzione delle latterie turnarie, si sviluppa anche nella pianura friulana un'attività casearia organizzata. L'identificazione di questo formaggio con il nome Latteria risale proprio al 1881, quando a Forni Avoltri, in Carnia, viene fondata la prima latteria sociale Turnaria.



Le latterie Turnarie sono state una delle prime forme di società cooperativistica, nella quale ogni socio si impegnava  a conferire il latte prodotto giornalmente, per poi trasformarlo in formaggio. Gli allevatori i quali conferivano il latte alla latteria sociale del paese presso la quale i prodotti venivano divisi tra i soci a turno: ecco il perché del nome turnaria.  Uno strumento efficace di difesa dell'economia rurale locale in quanto consentiva ai piccoli agricoltori di lavorare il latte entro le 24 ore dalla mungitura senza dover attendere giorni per riunire il latte munto in più giorni,  a discapito della qualità del prodotto finale.


Da questo momento il formaggio latteria comincia ad espandere la sua produzione dalle malghe alle vallate sottostanti, alle grandi valli, alle pianure e diventa così il simbolo della produzioni lattiero-casearie di tutto il Friuli.
Oggi la produzione di Latteria ha una grande diffusione sul mercato regionale grazie all'introduzione del trattamento termico del latte ed l'utilizzo di fermenti lattici selezionati, innovazioni che hanno permesso la produzione di latteria su larga scala. Rimangono però attive alcune latterie Turnarie che utilizzano ancora le caldaie in rame e che lavorano il latte crudo quotidianamente con la sola aggiunta di lattoinnesto naturale autoprodotto in latteria ogni due giorni a partire dalle migliori partite di latte conferite dai soci. Il formaggi latteria viene identificato indicando la zona o il paese in cui è collocato il caseificio produttore. Il Latteria di Campolessi, una frazione di Gemona del Friuli (UD), rimane uno degli ultimi esempi di produzione tradizionale a base di latte crudo, lavorato fresco ogni giorno, senza l'impiego di alcun tipo di additivo.  E' un Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT)  del Friuli Venezia  Giulia  e Presidio  Slow Food in quanto considerato espressione del patrimonio culturale italiano e in quanto prodotto secondo tradizione a partire dal latte crudo, quindi più ricco di sostanze e soprattutto di principi attivi, aromi e sapori.

Perchè il latte crudo è stato abbandonato per  produrre il formaggio latteria?
L'impiego di latte crudo è stato nel tempo abbandonato perché sottopone il processo e il risultato finale a maggiori rischi di difetti di lavorazione. Per esempio le forme di formaggio a latte crudo sono maggiormente soggette a difetti legati alla fermentazione tardiva, problematica minimizzata dalla pastorizzazione del latte, il tutto a discapito però delle proprietà organolettiche e nutrizionali. Pastorizzare il latte significa omologare il prodotto finale minimizzando i difetti e gli scarti di produzione.
 La scelta dei soci della Latteria Turnaria di Campolessi è di rimanere fedeli al metodo produttivo tradizionale garantendo un'alta qualità del prodotto finale. Questo risultato è possibile grazie ai controlli su  tutta la filiera, a partire dall'alimentazione delle bovine. Queste sono per il 90% dei capi di Razza Pezzata Rossa alimentate secondo un disciplinare ai cui devono attenersi tutti i soci allevatori: è proibito somministrare agli animali insilati di mais ed è consentita esclusivamente un'alimentazione semplice a base di fieno, erba e cereali. Il latte prodotto dalle bovine alimentate in questo modo garantisce la massima espressione dell'aroma e del sapore nel formaggio, una elevata attitudine alla caseificazione e il rispetto di tutti i parametri igienico sanitari per la sicurezza alimentare.  Una vera filiera corta controllata dalla stalla alle nostre tavole.



Per il processo di caseificazione si utilizza il latte crudo proveniente da due munte. Il latte viene raccolto e portato alla caseificazione nell'arco di 12 ore dalla mungitura. Infatti il latte della sera viene conservato e refrigerato a 5°C, mentre il latte del mattino viene conferito in latteria ancora caldo e unito al latte della sera prima che viene però scremato e separato dalla panna di affioramento. Viene privato manualmente della crema con l’ausilio di una apposita spannarola. Il latte della mungitura del mattino viene invece posto direttamente ed ancora caldo nella caldaia in rame per essere miscelato con quello freddo e scremato della sera. La massa viene riscaldata a 32-36°C prima di aggiungere il lattoinnesto naturale preparato nella latteria stessa accantonando una quantità del migliore latte e trattandolo termicamente a 62-65°C per qualche secondo, per abbattere la microflora che potrebbe causare gonfiori precoci e portandolo poi a 41-43°C per favorire lo sviluppo della microflora lattica spontanea tipica della zona di produzione fino al raggiungimento di una acidità desiderata. Viene quindi aggiunto caglio di vitello e a questo punto avviene il processo di coagulazione e il latte viene lasciato riposare per 25-40 minuti.
Quando il coagulo ha acquistato sufficiente consistenza si procede alla rottura della cagliata sminuzzandola manualmente con la lira e successivamente meccanicamente, fino a quando i granelli caseari sono ridotti a piccole parti. Questa fase dura circa 8-15 minuti e dipende dalla maturazione dei latte.

Raggiunto grado di rottura desiderato dal casaro,  si mantiene la massa in movimento e non appena i granelli si presentano  spurgati si procede alla cottura fino al raggiungimento della temperatura di 45C° per 20 minuti circa: in questa fase avviene la moltiplicazione della microflora immessa col lattoinnesto e parte di quella naturale del latte, con un conseguente incremento dell'acidità del siero. Una volta pronta la cagliata viene estratta del siero con l’ausilio di una stecca metallica flessibile, alla quale viene assicurata una tela di lino.

Il latteria viene posto nelle fascere e pressato per 24 ore. Nella fascera viene inserita una matrice che premendo sulla crosta in formazione incide sullo scalzo la data di produzione, i dati anagrafici, il paese d’origine della forma stessa. La salatura avviene in salamoia e completata a secco sui banchi con 1-2 salature in altri 4-8 giorni. Segue la stagionatura dove la maturazione minima è di circa 30 giorni per il latteria fresco, 60 giorni per il latteria semi stagionato, 6 mesi per lo stagionato.

piatto realizzato dall'osteria Villafredda di Loneriacco La ricetta: il piatto “Turnario”

Ingredienti per 4 persone:

•    500 g di formaggio Latteria stagionato 6 mesi;
•    200 g di formaggio Latteria stagionato 12 mesi;
•    200 g di formaggio latteria fresco 30 giorni;
•    300 g di “strisulis” di latteria (i ritagli di massa casearia che provengono dal procedimento di formatura e pressatura delle forme di formaggio);
•    500 g patate;
•    1 cubetto di lievito di birra fresco;
•    100 g di farina di frumento tipo 00;
•    500 g di farina di mais biologica;
•    2 cucchiai di salsa di pomodoro.


Il piatto “Turnario” è una composizioni di 4 diverse ricette a base di formaggio latteria di Campolessi: il frico, il frico croccante, i bocconcini caldi a base di strisulis, e la fonduta rosa a base di formaggio latteria 30 giorni e salsa di pomodoro.

Partiamo con il frico tradizionale. Si prendono una o più  patate sbucciate e grattugiate a julienne e 500 g di formaggio latteria 6 mesi sempre grattugiato a julienne.
Una volta scaldata la padella con un filo di olio extra vergine d'oliva, cuocete le patate, aggiungete il formaggio grattugiato e cominciate la cottura del frico mantenendo sempre mescolata la massa di patate e formaggio latteria fino a completa fusione del formaggio. Ora non resta rosolare il nostro frico, prima da un lato e poi dall'altro, fino a formare una bella crosticina rossa.

Il frico croccante si prepara partendo dal formaggio stagionato almeno 9 mesi, grattugiato  distribuito su un piatto di ceramica e sciolto in microonde. Una volta fatta questa operazione si attende qualche minuto che si raffreddi solidificandosi e fintanto che la sfoglia risulta ancora malleabile, diamogli una forma a barchetta.

La fonduta di formaggio latteria fresco 30 giorni si prepara sciogliendolo in un tegame e aggiungendo due cucchiai di salsa di pomodoro a creare una crema morbida di colore rosato.

L'ultima preparazione sono i bocconcini caldi ripieni di strisulis filanti. Si deve preparare una pastella a base di acqua, lievito di birra fresco e farina di frumento 00. Il procedimento è semplice: si prende una pentola dal diametro di 20 cm con pareti alte in modo da mettere olio di semi da portare a temperatura per la frittura. Bisogna tagliare a cubetti il formaggio fresco e una volta infilzati su stuzziccadenti lunghi (o forchettine di legno adatte all'uso) si comincia immergendo il cubetto nella pastella e subito nell'olio caldo. Bastano pochi istanti di cottura, la pastella si gonfia nascondendo al suo interno un cuore  formaggio filante.

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Finisce Expo Rimarrà comunque la Carta di Milano

31 ottobre chiude Expo: e ora? Rimarrà comunque la Carta di Milano. La chiusura, inderogabile, è per il 31 ottobre. Novembre, mese che segna definitivamente l’ingresso nella stagione invernale (lo so – comincia più avanti: ma la fine dell’ora legale è praticamente un colpo di mannaia agli ultimi guizzi della stagione estivo-autunnale), si porterà via tutto quello che è stato Expo, fuori e dentro la città: tanta gente, tanti stranieri dappertutto, feste, cose da mangiare, cuochi e chef da tutto il mondo, eventi, anche i più improbabili, con l’etichetta “Expo” all’occhiello.

Etichetta malvista e vituperata e disprezzata per mesi, anni addirittura, prima e durante l’evento-Expo. Ovvio, il normale atteggiamento critico e dialettico in questa era dei social media è diventato molto più violento e massimalistico, il “lo sappiamo tutti cosa c’è dietro”, anzi, “lo so ben io ché a me non la si fa” è una frase fatta che accompagna ormai ogni virgola, ogni sospiro emesso pubblicamente. Solo in parte tacitato dall’evidente successo di pubblico: certo, le foto delle code possono essere state truccate, i tornelli tarati anziché sul numero dei passaggi sul peso delle persone che passano, cardo e decumano riempiti di comparse non paganti a simulare il mega-successo in foto… Ma magari no.

Magari la gente c’è andata davvero, all’Expo.

Ecco, forse è questa la cosa che mi è rimasta più impressa – la gente. Il pubblico che si è sobbarcato code di ore e ore per visitare un padiglione. E non le mitiche code “all’italiana”, di gente che sbraita per lentezze e lungaggini, che sembra stare in coda solo per protestare per il fatto di stare in coda, che si sbrana pur di difendere il proprio pezzetto di territorio davanti allo sportello dai sorpassi illeciti: nessuno fiatava, ovvero nessuno provava a scavalcare, a intrufolarsi (OK, quasi nessuno, almeno a quel che ho potuto vedere; e non ho vistato Expo nei giorni di afflusso abnorme). La stessa gente che buttava rifiuti e cartacce negli appositi contenitori: il tasso di spazzatura per terra è stato decisamente marginale. La gente che si scambiava informazioni e consigli su cosa vedere, cosa assaggiare. La gente che ha lavorato all’Expo, impiegati e volontari. Magari saranno anche stati “sfruttati”: ma è probabilmente stata un’esperienza positiva.

Lo so, sembro, anzi, lo sono sempre stato, un #Expottimista. E so benissimo che lo slogan “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita” con ogni probabilità non ha spostato di un centimetro le condizioni di vita degli “ultimi” della Terra. Forse.

Forse, perché comunque del tema si è parlato e discusso; forse, perché comunque i vari padiglioni ci hanno permesso di gettare uno sguardo un po’ diverso dal solito su una serie di paesi del mondo (molti ancora magari credevano che l’Africa fosse popolata essenzialmente da individui in perizoma che vivevano in capanne di paglia), e soprattutto su quello che stanno facendo sul tema dell’alimentazione. Certo, fornendo una versione “di parte”, probabilmente edulcorata da totalitarismi, integralismi, conflitti, una visione positiva in cui non i lati negativi sono lasciati in ombra.

Che cosa rimarrà di Expo2015? Forse qualche costruzione nell’area – molti padiglioni verranno smontati, riciclati, molti altri saranno trasferiti altrove, “riciclati” in altri progetti virtuosi, riconvertiti a favore di aree e popolazioni povere. Rimarrà, non si sa bene come e dove, l’Albero della Vita, spettacolo di musiche e luci e sponsor di difficile ricollocazione ma di indubbio fascino.

Rimarrà la Carta di Milano: «Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato Carta di Milano, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale». Che non avrà effetti pratici immediati, forse. Ma che probabilmente aiuterà il mondo a pensare in modo diverso alle proprie risorse, al proprio futuro, ai propri figli.

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Fritole istriane

La ricetta delle Fritole istriane di Liliana Zacchigna è una delle ricette vincitrici della seconda edizione di Radio Chef su Radio Punto Zero. Se volete replicarla servono: * 1 kg e ½ di mele * 200 g di nocciole tritate * 200 g di pinoli * 200 g di uva passa * 2 fialette di essenza di vaniglia * 2 fialette di rum * ½ bicchiere di grappa istriana * 1 bicchiere di vino bianco * 1 lt e ½ di acqua * 750 g di zucchero semolato * 750 g di farina 00 *zucchero vanigliato per guarnire.

Preparazione: lavare e sbucciare le mele, tagliarle a dadini e metterle a bollire in acqua per 20 minuti, in modo che si ammorbidiscano. Nella pentola aggiungere le mele prima sbollentate, le nocciole, i pinoli, l'uva passa, l'essenza di vaniglia e di rum, la grappa, il vino e lo zucchero e portare ad ebollizione; a questo punto aggiungere lentamente la farina mescolando (come si fa con la polenta) e continuare la cottura mescolando fino a quando l'impasto si presenta omogeneo. Togliere dal fuoco, stendere su un piano di lavoro e lasciare che si raffreddi. Quando l'impasto si sarà raffreddato con un cucchiaio creare delle palline che andranno poi passate nella farina, dunque immergerle nell'olio preriscaldato e friggere fino a che diventano rosate. Servire con una spolverata di zucchero a velo vanigliato.

Potrebbe interessarti anche

Palline di zucca con salsa al mascarpone

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Festivol, Trevi fra olio, arte. musica e papille


IX edizione a Trevi il 31 ottobre e 1 novembre 2015 di Festivol, la kermesse che festeggia l’olio nuovo con degustazioni, convegni, musica, spettacoli, visite ai frantoi, trekking naturalistici e, novità di quest’anno, il cooking show tenuto da Giorgio Barchiesi “Giorgione” chef di Gambero Rosso Channel. Per celebrare l’olio nuovo della prima spremitura e i Presidi Slow Food, primo tra tutti il Sedano Nero di Trevi.

A dare il via all’evento l’inaugurazione della nona Mostra Mercato dell’Olio Extravergine di Oliva delle colline di Trevi, in programma a Villa Fabri, il Mercato del Contadino e la Mostra Mercato dei Presidi Slow Food in Piazza Mazzini, il Mercato delle Pulci in Piazza Garibaldi. Per gli appassionati di trekking, dalle ore 9.00, sarà possibile partecipare all’escursione lungo la Via di S. Francesco attraverso l’acquedotto romano fino all’antico olivo di Sant' Emiliano.



Alle 9.30 presso la sala conferenze dell’Hotel Antica Dimora alla Rocca – Palazzo Urighi si svolgerà il Convegno dal titolo “Agricoltura Contadina. L’importanza sociale, economica ed ecologica dell’agricoltura in Italia” a cura di Scuola di AltRa Amministrazione, Associazione Comuni Virtuosi, Centro Studi città di Foligno.

Alle ore 10.30 presso il Complesso Museale di S. Francesco una narrazione del Sindaco di Trevi Bernardino Sperandio sul paesaggio olivato dal titolo "Trevi fra gli ulivi", alla quale seguirà il trekking urbano dal centro storico fino alla Chiesa di S. Caterina a cura di Sistema Museo.

Dalle 10.00 per tutto il giorno saranno a disposizione le navette gratuite che consentiranno ai visitatori di raggiungere i Frantoi Aperti in cui poter fare la visita al frantoi e la degustazione di olio nuovo.

Alle 11.00 presso l’Oleoteca di Trevi il cooking show di Giorgio Barchiesi “Giorgione”, chef di Gambero Rosso Channel che presenterà ai partecipanti due piatti: Sedano nero di Trevi, ricotta di vacca ed olio extravergine di oliva; e i Capunti alle erbe di campo ed olio extravergine di oliva.

Dalle 11.00 alle 17.00 in Piazza Mazzini i tre Terzieri di Trevi allestiranno degustazioni di bruschette con il pane fatto con le Farine del Molino sul Clitunno.

Chi si troverà a gironzolare per le vie del centro di Trevi potrà imbattersi in alcune guide d'eccezione: attori IN strada che li accompagneranno ai Palazzi storici aperti, a Villa Fabri o al Museo della Civiltà dell'olivo “alla ricerca di un fazzoletto di shakespeariana memoria..”; infatti dalle 15 alle 18 ci sarà “Amor dammi quel fazzolettino”, iniziativa sotto la direzione artistica di Fontemaggiore Teatro Stabile d’Innovazione, che vedrà come protagonisti delle narrazioni il Mor(t)o di Venezia e la sua Sposa.   

Novità  per le visite ai palazzi storici privati della città. Dalle ore 15.30 alle 18.30 tre nuove dimore storiche apriranno le loro porte nobiliari per proporre assaggi d’olio in abbinamento a Presidi Slow Food. A Palazzo Centamori il Ristorante Il Terziere proporrà una vellutata di Sedano Nero di Trevi, a Palazzo Jouret già Chiesa S. Filippo Neri la Taverna del Sette delizierà i palati con un’insalatina di Cicotto di Grutti, Sedano nero di Trevi e mele verdi, mentre a Palazzo Lucarini la Cantina del Bartoccio presenterà Sedano Nero e Olio delle Colline di Trevi nella maniera più classica e gustosa: pinzimonio e pane e olio. Le degustazioni saranno a ingresso gratuito.


Alle ore 16.00 a Villa Fabri ci sarà una degustazione di Olio nuovo con un esperto assaggiatore che farà conoscere la differenza tra olio pregiato e olio difettoso. Mentre alle ore 16.00 inizierà all’Oleoteca il laboratorio di cucina a cura dello chef Luca Nanni che illustrerà ai partecipanti la preparazione del Sedano nero ripieno tipico piatto trevano e di altre pietanze a base di sedano nero di Trevi.


Ampio spazio sarà poi dedicato all'arte. Per informazioni:
Tel. 0742 332269 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

#festivol - @festivol

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Sangue de Fauno, el Teràn

In  attesa di conoscere gli sviluppi della vicenda del Terrano (ma che etichetta metteranno quest'anno i produttori del Carso italiano?) e allegandovi per vostra consultazione pratica tutti gli articoli che abbiamo scritto in proposito, vi aggiungiamo anche dei versi: Ecco el Teran/ Sangue de Fauno/ Calice in man/ Al saettante Giove/Brindo e sbevazzo. Chi è l'autore? Carolus Cergily, il conte nostalgico dell'imperatore.

per saperne di più sull'argomento "guerra del Terrano" qui sotto i link a sei utili articoli

Terrano, forse c'è il toponimo

Dop o doc transfrontaliera: unica via d'uscita per la querelle Terrano

Guerra del Terrano Teran quarta puntata

Il Terrano sarà solo sloveno?

Teràn, nome tipicamente sloveno

Terrano e doc transfrontaliera: quinta puntata

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .

Arriva a Timau la diciannovesima tappa del Festival Triveneto del Baccalà

Venerdì 30 ottobre, ore 20.00, al Ristorante Matiz “da Otto” a Timau di Paluzza in provincia di Udine, diciannovesima tappa del Festival Triveneto del Baccalà – Trofeo Tagliapietra per aggiudicarsi il titolo di miglior ricetta a base di baccalà, giunto quest’anno alla sua sesta edizione.

Alla manifestazione, organizzata dalla Dogale Confraternita del Baccalà Mantecato, la Venerabile Confraternita del Baccalà alla Vicentina, la Patavina Confraternita del Baccalà e la Vulnerabile Confraternita dello Stofiss dei Frati, in collaborazione con la Tagliapietra e Figli Srl, l’azienda importatrice di stoccafisso con sede a Mestre (Venezia), partecipano 30 ristoranti del Triveneto per aggiudicarsi il titolo di migliore ricetta a base di baccalà.

Stefano Buttazzoni, lo Chef del Ristorante Matiz “da Otto”, dovrà preparare, come da regolamento, tre piatti - antipasto, primo, secondo - a base di baccalà. Le ricette dovranno essere originali e innovative e verranno giudicate dagli stessi commensali prima di passare al giudizio del Comitato Organizzatore del Festival.

Il Ristorante Matiz “da Otto” gareggerà con le seguenti ricette:
- Antipasto: Stocco, Aperol & Beans
- Primo piatto: A jota 2.0 e il baccalà -18
- Secondo piatto: Incontro strano tra il bosco e il baccalà
«Sono particolarmente attento al cibo genuino, tradizionale con un tocco di rivisitazione e creatività, gli stessi elementi che - spiega Chef Buttazzoni - gli ospiti della serata del Festival ritroveranno nel menù a base di baccalà».

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .