La birra artigianale italiana è maggiorenne

La birra artigianale italiana diventa maggiorenne. Con cinque innovazioni, 350 birrifici e oltre 1.000 etichette abbiamo smesso di imparare dagli altri. Italiani popolo di navigatori, di amanti del vino e della pasta. Sì, ma dovremmo anche aggiungere: italiani amanti della birra artigianale. Eh sì, perché è ormai innegabile che l’estro creativo che ci contraddistingue nel mondo – e quel famoso “Made in Italy” ne è il marchio – ci ha portato a essere considerati come uno dei maggiori produttori di birra, non tanto per la quantità, ma piuttosto per la qualità.
Diciotto anni e cinque innovazioni. La giovane-Italia-brassicola si affaccia nel mondo del luppolo nel 1996, dunque, se facciamo il paragone con “i Paesi che contano” come Germania, Belgio, Regno Unito, Olanda e Irlanda non è molto tempo fa. Verissimo, ma il “da quanto” si fa birra va bilanciato con il “come la si fa”. Gli americani, per esempio, hanno cominciato a “creare” birra nel 1975 con Michael Jackson – no, non è il cantante ma un omonimo giornalista – che ha dato il via a quella che loro chiamano “renaissance”, e ha permesso agli Stati Uniti di diventare il primo produttore di birra al mondo. Da noi, in pochi anni, i nostri birrifici hanno inanellato numerose vittorie e ricevuto molti riconoscimenti internazionali, non solo per la qualità del prodotto realizzato, ma anche per le svariate novità che il nostro Paese ha mostrato di saper ideare. L’Italia, infatti, quest’anno è tornata dalla World Cup Beer – in sostanza i mondiali della birra che si svolgono ogni due anni e con migliaia di etichette in competizione – con quattro medaglie: tre d’argento e una di bronzo. Giusto per dire.
Inoltre, la comunità internazionale ci riconosce ben cinque innovazioni, prima su tutte la birra alle castagne a cui va il merito di essere stata la prima tipologia a contraddistinguerci all’interno del panorama birraio. Un prodotto nostrano che, mediante svariati e diversificati trattamenti, conferisce un particolare sapore e morbidezza unico al mondo. Ora ne produciamo tantissimi tipi come la “Castagnale” del reatino Birrificio del Borgo, o la “Bastarda doppia” del Birrificio Amiata fatta con castagne e alloro.
Dopo di che, in Italia la legge permette di fare birra con il 40% di cereali alternativi al malto d’orzo, questo perché tutto quello che ha un contenuto zuccherino può essere un fermentescente. Che significa? Semplice, Tommaso Ponzo di Spizzicaluna Brewing, ci spiega che di conseguenza possiamo utilizzare la segale, il riso, il frumento, il mais, l’avena o il farro anziché l’orzo. Come per esempio la “B.I.-Weizen” al frumento del Birrificio Italiano, la “American Rye” del Birrificio Leonessa che è fatta con la segale o la “Saggia” dell’assisano Birrificio dell’Eremo prodotta con l’avena.
La terza innovazione – le Barley Wine – è da ricondurre meramente all’estro creativo italiano. Perché anche se non era propriamente una nostra tipologia, la sua profonda reinterpretazione, unita alla secolare cultura del vino, ha reso possibile la creazione di un nuovo stile tutto italiano. La birra si divide in bassa e alta fermentazione. Alle alte fermentazioni si ottiene un lievito dello stesso tipo di quello del vino, perciò possiamo utilizzare tutta la nostra conoscenza enologica per creare delle birre estremamente corpose e dal profumo e sapore intenso. Per esempio la “Salty Dog” di Toccalmatto affinata in botti di whisky torbato, o la “Xyauyù” del Birrificio Baladin basata su uve rosse o anche la nuova “Grape Ipa” dei lodigiani della Brewfist, cioè una Ipa – Indian Pale Ale – fatta con mosto di vino bianco.
La quarta sono le Saison e anche qui vale lo stesso discorso fatto per le Barley Wine. Quella che viene denominata “Saison” non è una tipologia nata in Italia, bensì uno stile birraio stagionale – prodotto quindi solo in alcune stagioni dell’anno, in questo caso solitamente in primavera-estate – del Belgio meridionale, più precisamente della Vallonia. Noi non abbiamo fatto altro – si fa per dire – che interpretarla a modo nostro rendendola unica. E allora vai con le più svariate erbe e spezie, come lo zenzero, il coriandolo, la camomilla, il pepe, lo zafferano, le arance, il miele, e ancor di più. Ora, l’applicazione di questo stile realizzato con le nostre materie prime si sta affermando nel mondo. Abbiamo così, tra le tante, etichette come la “New Morning” del Birrificio del Ducato, la “Dui E Mes” del Birrificio Pausa Caffè, la “Brighella” del Birrificio Lambrate o la “Sibilla” di Toccalmatto.
Infine, l’ultima tipologia, e forse la più particolare di tutte, è l’archeobirra. Un coraggioso esperimento nato dalle menti di tre dei più famosi brassicoli a livello mondiale: due italiani e un americano. Teo Musso del Birrificio Baladin (nella foto), Leonardo di Vincenzo del Birrificio del Borgo e San Calagione del Dogfish Head Brewwey sono i pionieri dell’archeologia della birra. Grazie anche al contributo di alcuni archeologi molecolari hanno ripreso, all’interno di orci etruschi ben conservati, i lieviti e i residui di birra che vi erano stoccati, li hanno reidrati, li hanno clonati, e poi hanno fatto fare da alcuni tornitori delle riproduzioni di questi vecchi orci – delle grandi anfore per intenderci – in cui fermentava la birra. In questo modo sono riusciti a riprodurre quella che era la birra etrusca permettendoci così di bere, come un salto nel passato, la stessa bevanda dei nostri avi.
Estro e creatività. In sostanza il successo che la birra artigianale italiana sta riscuotendo nel mondo è da ricondurre all’estro e alla creatività che ci contraddistingue. I 350 birrifici sparsi per lo stivale non hanno seguito i classici stili – come ad esempio i belgi e i tedeschi – proprio perché non avevano una storia brassicola. Perciò mentre gli altri hanno da sempre continuato a produrre secondo le loro storiche tipologie, i birrifici nostrani hanno dovuto inventare e reinterpretare. Col senno di poi i risultati sono tutti a loro favore. Forse la chiave del successo, che ci ha portato ad avere più di diecimila etichette, è il diverso approccio al mondo del luppolo. E questo grazie anche alla passione per la gastronomia e alla bravura nella cucina, infatti Tommaso ci spiega che quando si fa la birra il termine tecnico è «cucinare la birra».
Ma cos’è la birra artigianale? La differenza principale tra la birra commerciale e quella artigianale è che la seconda non è pastorizzata, e di conseguenza «non si uccidono i sapori». Tuttavia, è vero che saltare la fase di pastorizzazione permette di mantenere inalterato l’interno contenuto organolettico, ma così facendo non si uccidono neanche i batteri. Per ovviare a questa problematica è necessario utilizzare ingredienti di prima qualità e applicare delle metodologie estremamente accurate. Con la birra artigianale si punta più all’eccellenza che alla quantità e alla durata di conservazione del prodotto. Per esempio vi siete mai chiesti perché la birra di qualità – e anche il vino – è conservata all’interno di bottiglie di vetro scuro? Il prodotto artigianale non deve essere esposto a un’elevata quantità di luce perché non è stabilizzato, di conseguenza è richiesta molta attenzione nella fase di stoccaggio. La birra artigianale non è una bevanda dissetante, bensì un’emozione che ti permea sia a livello olfattivo che gustativo. Inoltre, come si evince anche dal termine “artigianale”, è un prodotto che nasce dallo “sporcarsi le mani” e da processi non automatizzati. Difatti, anche se della stessa etichetta, ogni birra è sempre diversa l’una dall’altra e ha sempre una sfumatura che la differenzia, come una sorta di opera d’arte.



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You Stringher social e storytelling

You Stringher e divagazioni enoiche dal Far East Film Festival. Condividiamo qui sul quotidiano on line il post (una parte del lungo post) di Federica Felice dal suo blog Scent of a... [wine] woman che ovviamente vi invitiamo a seguire. "Ecco la seconda parte dell'intervista a Carolina Venturini e Sara Tortelli artefici del progetto You Stringher. Giusto una rinfrescatina per chi non si è lasciato tentare dal click al link: trattasi di un'importante iniziativa, finalmente portata in una scuola ovvero all'Istituto Stringher di Udine, che prevede l'insegnamento all'utilizzo dei social network applicati alla materia turismo. Ci possiamo mettere di mezzo (quasi!) tutti, dal gestore di bed&breakfast al grande albergo, dal museo alla Proloco, dal ristorante all'agriturismo di collina: tutti hanno o dovrebbero avere l'interesse a capire cosa si cela dietro i fantomatici concetti di "web marketing" o "social network"per comunicare la propria attività o il proprio territorio. Si, perché se aprire una pagina Facebook è facile come allacciarsi le scarpe o se postare un tweet e veloce come bere un caffè, non è altrettanto chiaro a tutti che queste due semplici azioni richiedono un preciso progetto. Ebbene seguendo il corso i ragazzi prima e anche gli operatori poi (iscrivetevi che il 9 maggio è dietro l'angolo!) riceveranno utili input per capire come procedere nel colorato mondo social.
F: da dove parte l'idea di una corso di web marketing dedicato al turismo?
C: L’idea parte dall’amore per il Friuli Venezia Giulia, dalla convinzione che la nostra terra possa fare ancora molti passi da gigante nell’ambito della comunicazione e del turismo, partendo dai piccolissimi imprenditori e artigiani di settore fino ai Big incontrastati. Io e la mia collega siamo consapevoli di essere giovani e, sotto tanti aspetti, senza esperienze decennali alle spalle. Ma siamo altrettanto consapevoli del motore che ci spinge a voler fare qualcosa di positivo per la nostra regione ed è per questo che abbiamo chiamato gli esperti più importanti a livello regionale (e non solo) come relatori durante la giornata di formazione per le aziende turistiche (9 maggio 2014). Vogliamo iniziare a dare qualcosa alla nostra terra e pensiamo sia rilevante riuscire a raggiungere le persone con le storie di chi, usando i social network, ha costruito un successo che si rigenera ogni giorno.
S:. Ritengo che ci sia tanto da fare per rilanciare il turismo in una regione splendida come il Friuli Venezia Giulia. Mi dispiace vedere le file ai confine con Slovenia e Croazia, d’estate, sapendo che tantissimi di quei turisti italiani e stranieri nemmeno si accorgono di quali splendide risorse avremmo da offrire: mare e montagne mozzafiato, relax e benessere nella natura, enogastronomia per tutti i gusti. Vorremmo con questa giornata di formazione dare un messaggio forte agli operatori del settore: è il momento di reagire, bisogna attrezzarsi per affrontare il mercato nel modo più adatto, ossia ascoltando il nostro utente e rispondendo alle sue esigenze. In una situazione complessa come quella attuale, dove i budget sono sempre più ristretti, ma la comunicazione richiede sempre più impegno e attenzione, vogliamo dare degli strumenti in grado di aiutare il mercato turistico regionale a rilanciarsi. I social network non sono la risposta alla crisi, ovviamente, ma un valido strumento, adattabile alle possibilità di ciascuno, per valorizzare la propria offerta a livello globale, perché, non so se dobbiamo ricordarlo, ma il mercato è globale.
E’ dunque la visione comune di entrambe che guarda al potenziale del FVG. Una speranza per far emergere anche e soprattutto tramite i giovani le peculiarità della nostra Regione.

F: il turista moderno è un fai-da-te soprattutto nel mondo dell'enoturismo; in FVG ci sono poi i turisti da spiaggia, i turisti di montagna, gli appassionati del trekking e delle corse in bici, i patiti delle sagre e quelli che passeggiano nelle città, Ejarque propone una strategia di marketing basata sulle esperienze e quindi sulle emozioni: che valore ha l'esperienza nel mondo del social, come può essere trasmessa un'emozione?
C: Ejarque parla di emozioni e del valore dell’esperienza del singolo all’interno di una strategia di marketing per lo sviluppo di promozione turistica: il #PianoTurismoFVG, presentato di recente agli operatori di settore, evidenzia più volte l’importanza dell’esperienza del cliente come motore di passaparola autentico e credibile, in grado di stimolare pubblicità realistica, attivando motori e strategie di comunicazioni specialistiche a livello regionale. Le storie e le emozioni sono quanto di più importante abbiamo a disposizione per comunicare qualsiasi cosa a qualcuno. Nel mio piccolo, siccome considero le storie un elemento irrinunciabile, sto organizzando un corso dedicato allo storytelling e ai contenuti per il web in chiave emotiva-emozionale. L’esperienza raccontata sorpassa la pubblicità ed è credibile, perché il turista che ha vissuto un viaggio con l’anima, il cuore e la razionalità sarà una voce interessante da ascoltare. Molto più interessante di qualsiasi slogan pubblicitario, anche avvincente, creato a tavolino.
S: Il mondo dei social vive di emozioni e le stimola per trovare i contenuti. Facebook, in fondo, risponde anche alla nostra esigenza tutta emotiva di fare un salto nel passato e riallacciare i rapporti con vecchi amici d’infanzia che non si sentono più da tempo. I social attraverso le nostre esperienze ci permettono di raccontare ai nostri amici le emozioni che abbiamo vissuto, che spesso si trasformano in “recensioni” e “raccomandazione”, i famosi giudizi che un tempo si scambiavano al bar, davanti ad un caffè o un aperitivo, con la propria cerchia di amici, e oggi si scrivono sul web, magari anche in inglese, per permettere a tutto il mondo di rivivere quella splendida emozione che abbiamo vissuto noi.
Social & Storytelling? Mumble... un mondo intero da scoprire....che per il settore del turismo, come in quello dell'enogastronomia è forse la svolta decisiva.

L'intervista completa la trovate sul blog federicafelice.blogspot.com



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JRE tinge di rosa Taste of Milano 2014

Aurora Mazzucchelli

Jeunes Restaurateurs d’Europe tinge di rosa il Taste of Milano 2014. L'Associazione che riunisce un folto gruppo di giovani e talentuosi chef italiani porta l’alta cucina e un tocco di femminilità al Taste of Milano 2014. Sono infatti cinque le donne protagoniste delle attività, che si alternano tra il JRE Pop Up Restaurant, l’ Electrolux Chef’s Table e La Vip Lounge Electrolux. Il Pop Up Restaurant del Taste of Milano 2014 è un ristorante gestito interamente dalle due chef stellate Aurora Mazzucchelli (nella foto) del Ristorante Marconi di Sasso Marconi (Giovedì 8 e Venerdì 9 Maggio) e Iside de Cesare chef del Ristorante La Parolina di Revinano Acquapendente, nel viterbesese (Sabato 8 e Domenica 9 Maggio). Electrolux Chef’s Table: Marianna Vitale, Nadia Moscardi e Carla Aradelli sono le protagoniste dell’esclusivo Electrolux Chef’s Table. Il “tavolo dello Chef” ha solo dodici posti e offre la possibilità di scoprire tutti i segreti nascosti dietro la preparazione di portate indimenticabili attraverso momenti di interazione con le chef. La cena di Giovedi 8 e i due servizi di Venerdì 9 sono affidati a Marianna Vitale del Ristorante Sud di Quarto in provincia di Napoli. Sabato 10 è la giornata di Nadia Moscardi del Ristorante Elodia dell’Aquila, Domenica 11 invece il menu della Chef’s Table Electrolux è curato da Carla Aradelli, Ristorante Riva di Ponte dell’Olio, Piacenza. La Vip Lounge Electrolux è il luogo che ospita i divertenti incontri di showcooking, sei dei quali sono organizzati in collaborazione con la testata LA CUCINA ITALIANA. Le cinque donne Jre, insieme a Davide Negri, chef de La Cucina Italiana giocheranno con il pubblico del Taste of Milano reinterprentando alcune ricette della tradizione regionale in sei imperdibili appuntamenti:
Venerdì 9 Maggio
ore 14.00: Marianna Vitale, melanzane alla parmigiana
ore 19.45: Aurora Mazzucchelli, passatelli in brodo
Sabato 10 Maggio
ore 15.00: Nadia Moscardi, polpette cacio e ovo
ore 22.00: Iside de Cesare, fettuccine alla carbonara
Domenica 11 Maggio
ore 15.00: Carla Aradelli, tortelli di ricotta e spinaci, burro e salvia
ore 19.00: Iside de Cesare, costolette d’abbacchio

Profili degli Chef Jeunes Restaurateurs d’Europe
Pop Up Restaurant Aurora Mazzucchelli, Ristorante Marconi, Sasso Marconi, Bologna
Aurora Mazzucchelli, nata a Bologna nel 1973, figlia di cuoco e di mamma sfoglina, l’antica arte della produzione della pasta sfoglia tipica della tradizione emiliana. Nonostante le sue esperienze maturate nel mondo della cucina si definisce “autodidatta” per passione. Ha frequentato l’istituto alberghiero e nel 1983 entra subito nello staff del ristorante dei genitori. Nel 2000 insieme al fratello Massimo prende le redini del ristorante Marconi, iniziando così il suo percorso in cucina, unendo creatività, curiosità, grande personalità, ad una costante attenzione ai prodotti del territorio e della tradizione. Nel 2008 le viene assegnata la prima stella dalla Guida Michelin.
Iside de Cesare, Ristorante la Parolina, Trevignano Acqua Pendente, Viterbo
E’ nata a Roma. Abbraccia il mondo della cucina facendo esperienza da Agata e Romeo, la Pergola dell’Hilton e da Salvatore Tassa alle Colline Ciociare. Alla Frasca di Castrocaro Terme, approda come chef pasticcera e conosce Romano, reduce da esperienze nelle cucine di Gualtiero Marchesi a Erbusco, il Rigoletto a Reggiolo. Decidono di unirsi e aprono La Parolina, premiato con una stella assegnata dalla Guida Michelin.
Marianna Vitale del Ristorante Sud di Quarto, Napoli
Nata a Napoli nel 1980, laureata in Letteratura spagnola decide di seguire le orme del padre cuoco e approda alla prima esperienza ai fornelli solo nel 2008 quando Lino Scarallo la chiama a lavorare a Palazzo Petrucci. Da allora, in neanche un anno si sposa e apre con il marito il Ristorante Sud e in due anni arriva la prima stella Michelin. La sua cucina muove i passi dalla tradizione campana ma se ne allontana rivoluzionandone i canoni e mantenendo solo un legame simbolico con essa attraverso gli ingredienti attinti da tutto il patrimonio locale: dal mare, alla montagna, fino ai pendii vesuviani, nei piatti di Marianna si ritrovano tutte le sensazioni della regione Campania.
Nadia Moscardi del Ristorante Elodia, Frazione Camarda, L’Aquila. Cresciuta nella cucina del ristorante Elodia fondato dalla madre, Nadia diventa la chef insieme alla sorella Vilma con la quale condivide l’idea di modernità applicata alla tradizione attraverso la reinterpretazione di piatti. Le loro creazioni sorprendono con i profumi e i sapori del territorio esaltati e sostenuti dalla genuinità delle materie prime locali. Il suo obiettivo è divulgare la conoscenza del patrimonio della cucina abruzzese proponendo le ricette con cotture, interpretazioni e presentazioni dei piatti al passo con i tempi. Il ristorante è un piccolo gioiello (solo 20 coperti), immerso nel verde del Parco Nazionale del Gran Sasso.
Carla Aradelli, Ristorante Riva, località Riva, Ponte dell’Olio, Piacenza. Carla apre il suo locale ventisei anni fa a Riva di Ponte dell’Olio, sulle colline piacentine, la terra del Gutturnio e di ottimi salumi. Tutto inizia quando Carla e il marito rilevano un’antica trattoria di paese con bar e negozio di alimentari e da lì hanno lavorato per costruire il loro sogno. La filosofia della cucina di Carla si basa sulla concretezza e sulla semplicità tanto che a volte fatica a sposarsi con le nuove tecniche di cucina e la velocità che richiede il mercato attuale. Carla infatti ricerca nel gusto il suo punto di forza, per questo risulta spontanea, contaminata dalle stagioni e dai prodotti dell’orto ed è attenta al recupero per salvaguardare e valorizzare le tradizioni puntando al contempo alla leggerezza.

Jeunes Restaurateurs d’Europe - JRE Italia, nata nel 1992 accoglie oggi 81 chef che si riconoscono all’interno di un sistema di valori comuni, differenti ma complementari, la tradizione e l’innovazione si fondono sinergicamente con il talento e la passione. Creatività e innovazione, memoria e territorio: sono gli ingredienti principali comuni a tutti i Jeunes Restaurateurs.
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Cuochi con il caschetto discepoli di Escoffier


Giornata importante per l'Unione Cuochi Fvg a bordo della Regal Princess. Sono stati intronizzati i discepoli di Escoffier. Al termine della cerimonia è seguito il primo pranzo ufficiale e il primo menu fatto dal personale della nave che conta oltre 320 collaboratori di 70 nazionalità per il reparto delle cucine e vettovaglie. Organizzatore dell'evento il commendatore Alfredo Mazzi, responsabile dei menu di tutte le navi della flotta Princess Cruises, una persona che ha cominciato dalla gavetta, disponibilissima e squisita nella sua semplicità, ma con una responsabilità enorme. Ci ha fatto visitare un pezzettino di nave ancora popolata da ben 6000   operai che svolgevano gli ultimi lavori per la consegna dei prossimi giorni. Oltre a 17 ponti ci sono una decina di cucine per preparare migliaia di pasti al giorno.

 

  Con i Nuovi Intronizzati, (un loro ospite)    Erano Presenti il Comandante di Bordo i delegati “ Discepolato Escoffier  della Regione Fvg, e Emilia Romagna, La Delegazione Francese  II Master Chef Comm Alfredo Marzi  e  il  Corporate  Chef  Shaun P. Candon che è stato intronizzato.

 Germano Pontoni delegato “Discepolato Auguste Escoffier “per la Regione FVG e l'Unione Cuochi FVG a Monfalcone il 5 maggio hanno preparato il pranzo a bordo della nave più grande del mondo, la Princess Cruise che nei prossimi giorni prenderà il largo con a bordo le massime autorità di governo.

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A Castelbrando the Best of Alpe Adria

In 1.000 a Castelbrando per The Best of alpe Adria con il club Magnar ben. Una giornata splendida e soleggiata ha accompagnato il 2° Meeting Enogastronomico dell'Alpe Adria del Club Magnar Ben nello storico e panoramico Castelbrando, della famiglia Colomban. Dalle 11 alle 24 si sono susseguite degustazioni, talk show, consegna ufficiale degli Awards internazionali e Gran Cena di Gala. Più di 1.000 persone hanno seguito la manifestazione con interesse e curiosità per i 47 espositori presenti arrivati dalle 4 nazioni dell’Alpe Adria, macroregione composta da Italia, Austria, Slovenia e Croazia Istriana. Quattro i ristoranti in degustazione con 12 ricette: P.J. Polenteria e Vineria di Salò del Garda (BS), Il Bastianello di Conegliano (TV) con ospite lo chef milanese Badini, il ristorante Ai 9 Castelli di Faedis (UD) e il ristorante Ai Fiori di Trieste. Cento i vini in degustazione dal Franciacorda al Prosecco Superiore, dai Rabosi Piave ai vini naturali col fondo, dai vini del Trentino Alto Adige a quelli del Friuli Venezia Giulia, Austria, Slovenia ed Istria. Successo del talk show di Cristiana Sparvoli e del suo libro “Radicchi Stellari”: presenti Davide Botta, Corrado Fasolato, Devetak, Marco Bortolin, Renzo Dal Farra e Nicola Dinato.
Nel salone del Teatro Sansovino i premi delle migliori cucine dell’Alpe Adria sono stati consegnati da Maurizio Potocnik, presidente ed editore da 18 anni della Guida Magnar Ben, Giampietro Comolli, Cristiana Sparvoli e l’On. Giancarlo Scottà (commissione Agricoltura e Alimentazione al Parlamento Europeo) ospite agli Awards. Tra i premiati oltre a Botta, Fasolato, Devetak, Dal farra e Dinato, la Famiglia Trippolts per la Carinzia, Nado Badurina Badi per l’Istria, Daniele Corte dalla provincia di Pordenone, Giorgio Suraci da Trieste. Particolarmente apprezzato l’intervento del giovane ed istrionico Andrea Mainardi di Brescia, chef televisivo della Prova del Cuoco su Rai 1, premiato per Officina Cucina come Miglior Ristorante Innovativo dell’Alpe Adria 2014. Un particolare applauso è andato a Roberta e Alessandro Rorato delle Marcandole “Miglior Ristorante di Mare dell’Alpe Adria 2014” assenti per un grave lutto in famiglia.
Tra i produttori dei migliori vini dell’Alpe Adria, da segnalare la presenza di Franco Lunelli che ha ritirato un meritatissimo premio alla carriera 2014, confermando ancora una volta uno stile davvero unico per simpatia e signorilità, stile che caratterizza la maison Ferrari-Lunelli dalla sua nascita. Di seguito le aziende slovene Stoka e Vinakoper, Villa Rinaldi, Girardi, Adami, Roccat e Bonotto delle Tezze dal Veneto, Josef Arunda dall’Alto Adige. In chiusura la Gran Cena di Gala con menù a 6 mani tra il ristorante triestino Al Bagatto, lo chef trevigiano Davide Croce e il ristorante Sansovino-Castelbrando diretto da Tonino Palazzi. 5 portate caratterizzate nella scelta degli ingredienti provenienti dai produttori artigianali di alta qualità dell’Alpe Adria e naturalmente abbinate ai migliori vini di questa macroregione unica al mondo.
Maurizio Potocnik ringrazia tutto lo staff, tutte le aziende Partner, tutti i produttori presenti e la famiglia Colomban per l’ospitalità e le intense suggestioni castellane e rilancia al prossimo Best of Alpe Adria in terra d’Istria con la collaborazione dell’Ente Turistico Regionale Istriano della Croazia che si terrà a fine settembre 2014 per l’inizio della stagione dei tartufi.

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Dal cucchiaio alla città: un progetto

illustrazione dell'articolo progettare un localeL’architetto Graziella Bloccari, che ha progettato fra l’altro l’Eppingercaffè di via Dante a Trieste, ci racconta quali sono a suo parere i criteri di progetto per un locale, possibilmente un locale di successo… "I criteri di progetto per un locale? Dal cucchiaio alla città...Userei questo famoso slogan per sintetizzare l’approccio progettuale degli architetti a un progetto: l’analisi, l’impegno e il metodo sono i medesimi, quello che cambia è la scala di intervento! Per progettare un locale vi è lo stesso sforzo intellettuale che si affronta per un edificio. Progettare è un mestiere difficile al quale non basta dedicare una vita. Si deve essere in grado di capire le esigenze del cliente e dei suoi futuri clienti /consumatori e si deve essere  in grado di offrirgli un progetto esclusivo e personalizzato in cui si dia spazio alla creatività e all’innovazione tecnologica. L’ideale è creare un sodalizio fra chi gestirà il locale e chi lo progetta. In questo rapporto vi è l’essenza del successo del lavoro di entrambi. Penso a un bar o a un ristorante come un “progetto di architettura” dove ci sono un tema, un progettista e un committente; il progetto deve essere il risultato di un compromesso tra queste tre entità: quello che il tema richiede, ciò che vuole il committente e quello che ha in testa il progettista! Il progetto è frutto della propria esperienza, delle proprie emozioni e della propria formazione culturale. Pensare a un posto dove trascorrere momenti di vita giocosa e non allineata non è facile, proprio perché le nostre emozioni dipendono anche e soprattutto dai luoghi in cui passiamo il nostro tempo. L'organizzazione degli spazi, l'utilizzo dei colori, la scelta degli arredi e la presenza di odori e profumi devono poter generare benessere e sentimenti positivi in chi li utilizza. Ho imparato perciò che un locale per avere successo deve essere UBISEQUALLU! Deve avere: un’ubicazione strategica, un servizio accurato, qualità dei cibi e dei prodotti in vendita e allure o atmosfera, quest’ultima la più difficile. Quattro cose consustanziali! Il sottotitolo è una frase di Gropius, Bauhaus, ma il cucchiaio disegnato da Sara Carciotti, è pieno di mare del golfo triestino!

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Manifestazioni di interesse Ocm vino

La più grande rete d’imprese del vitivinicolo, coordinata dalla Cciaa di Udine, per la promozione all’estero, sui principali mercati extraeuropei. Ocm vino con la Cciaa, manifestazioni d’interesse entro venerdì Per la nuova edizione del progetto, con bando regionale di prossima pubblicazione. Proseguono intanto le iniziative promozionali negli States dell’edizione in corso
Sono aperte fino a venerdì 9 maggio, in Camera di Commercio di Udine, le manifestazioni d’interesse da parte delle aziende per la nuova edizione del progetto Ocm vino, il cui bando è stato appena pubblicato dal Ministero delle Politiche Agricole e che dovrà ora essere promosso per i fondi regionali, anche in questo caso tramite apposito bando, di prossima uscita. All’Ocm, l’ente camerale friulano partecipa fin dal 2010, quando ha dato avvio alla prima Ati (Associazione temporanea d’imprese) che, dalle 22 aziende della prima edizione è arrivata a raccogliere la partecipazione delle oltre 40 nell’ultima, le cui iniziative sono tutt’ora in corso. Di che cosa si tratta? Le aziende del vitivinicolo di tutta la regione possono aderire all’iniziativa, per promuovere la propria attività e i propri prodotti all’estero, sui mercati extraeuropei: le imprese portano il 50% del budget, poiché è prevista una compartecipazione alle spese da parte dell’Unione europea (attraverso il Ministero delle Politiche agricole e la Regione). Ogni azienda può decidere in autonomia a quali attività aderire – Fiere, B2b, eventi di degustazione e diffusione di materiali, informative promozionali, ecc. –, ma il quadro dell’Ati e la Camera di Commercio come supporto logistico «conferiscono al nostro progetto, unico in Italia, la forza di una grande rete fra imprese, che si muove dunque con più peso e organizzazione sui principali e più promettenti mercati di sbocco per i vini della nostra regione, primo fra tutti quello degli Stati Uniti», commenta Giovanni Da Pozzo, presidente della Cciaa, che proprio sul tema delle aggregazioni fra micro e piccole imprese è stata sempre all’avanguardia, proponendo da diversi anni iniziative come l’Ocm, ma anche occasioni di approfondimento e formazione sul tema, incontri fra imprese e bandi di contributi.
Le aziende che volessero aderire alla prossima edizione dell’Ocm possono dunque trovare una scheda per manifestare il proprio interesse sul sito www.ud.camcom.it.
Nel frattempo, proseguono le attività del progetto per l’edizione tuttora in corso, partita quest’anno con la partecipazione di gruppi di aziende dell’Ati alle principali manifestazioni internazionali negli States: dal Vinitaly Us allo Slow Wine Tour, dal Simply Italian Great Wines Americas Tour di Miami e al Gambero Rosso Us Tour tra San Francisco, Chicago e New York. Proprio nei giorni scorsi, a Chicago, c’è stata una delegazione delle aziende dell’Ati friulana, al World Wide Meetings America, dunque ancora una volta in uno dei più prestigiosi e seguiti eventi di settore a livello mondiale.

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Malvasie in degustazione emozionale

sala degustazioni cantina Le Favole a Caneva di Sacile Il caso, a volte, ti fa vivere esperienze stimolanti, istruttive, piacevoli. Inaspettate. È quello che è successo a me andando a una degustazione di “Malvasie dal Friuli all’Istria” organizzata dall’Azienda Le Favole a Caneva (Pn). Due giorni dopo l’impegnativo - per me - Vinitaly, riprendere l’auto e fare un sacco di chilometri per andare ancora a degustare mi pesava, e non poco. Ma un vigneto totalmente inerbito e con una esplosione di soffioni già all’arrivo mi ha rallegrato il cuore. Scoprire poi che chi guidava la degustazione era il mio grande maestro Roberto Fresco mi ha riempito di gioia. La degustazione non era la solita, ma emozionale /filosofica/musicale: il massimo. Finalmente sono dall’altra parte. A imparare. Con il desiderio di scoprire le differenze tra il mio modo di guidare le degustazioni di abbinamento vino/musica e quello del mio precettore. Fresco inizia parlando della sintassi per rappresentare la bellezza del vino attraverso un’altra bellezza. E di quanto la parola sia debole a rappresentarla. Di quanto la parte tecnica sia importante per il tecnico giustappunto, ma non per il consumatore. Di quanto sia importante far viaggiare la fantasia e lasciarsi travolgere da emozioni e suggestioni. Di come utilizzare la musica per raccontare la bellezza contenuta nella malvasia sia la giusta chiave di lettura. Perfetto, siamo in sintonia. Poi afferma che i vini rossi sono rock privilegiando il ritmo, essendo la parte “dura” prevalente, mentre i bianchi sono ballate melodiche, essendo predominante la parte morbida. Anche qui ci troviamo d’accordo. Parte la musica e viene servita la prima malvasia. Budapest - George Ezra: melodia accattivante ritmata. Nella malvasia Pitars ritroviamo il territorio, il frutto, il caldo, la mineralità. Insomma la mediterraneità. Si continua con Dust in the wind - Kansas sogno libertà e capelli al vento. Nella Malvasia Le Favole abbinata sento invece agrumi, gelsomino, e una crostata di frutta che mi riporta a casa, non nelle praterie.Inizia Ventura Highway degli America, siamo ancora in viaggio attorno a un fuoco. Nella malvasia di Gernic (Croazia) dove la pietra focaia, il citrino, i sentori burrosi creano una piacevole complessità. Questa Malvasia, lo scopro ora che sto scrivendo, ha conquistato la corona nella guida Vinibuoni d’Italia 2014. Ecco Kayleigh di Marillon, sembra di essere a un concorso di dressage, cavalli che ballano per poi partire al galoppo. Perfetto abbinamento con la malvasia di Drius che parte piano con un ritmo lento per poi esplodere in bocca e continuare, però, in maniera monotona. Altro brano musicale The Boxer di Simon & Garfunkel. Una fonte d’acqua, in mezzo a un bosco, che si trasforma in un torrente è la mia rappresentazione immaginifica. Il vino mi dona sensazioni di muschio, aglio, mela cotta, acacia e un ritorno metallico. Poi, al momento dello svelamento, scopriamo che è ancora la malvasia delle Favole. Fresco non perde il vizio, da buon tecnico sensorialista, di mettere un doppione. E tutti ci siamo caduti come allocchi… Le note di Into the mystic di Van Morrison mi fanno ritornare nel caldo deserto dove solo i cactus riescono a vivere. La malvasia del Castello di Rubbia (l’unica del 2011) si abbina perfettamente. Macerata, calda, avvolgente, complessa. Parla di sabbia e sole, tanto sole. Un evento di altissima qualità, anche se ancora forse siamo in troppo pochi a lasciarci coinvolgere dalle emozioni, perfino durante degustazioni di tal fatta...

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35 anni 35 ricette, votate la preferita

La Taverna di Colloredo di Monte Albano nel 2014 compie 35 anni, una data importante che sottolinea il successo di un progetto: all’insegna di territorio, materie prime eccellenti, ospitalità e cucina vera, quella cucinata! Molte sono le iniziative in programma a partire da un piccolo ricettario della memoria con 35 ricette, una per ogni anno di attività, che viene dato in omaggio a ogni ospite che si reca al ristorante. Noi di qbquantobasta le pubblicheremo tutte sul quotidiano on line e in parte sul mensile cartaceo. A voi lettori il compito di votare le ricette che preferite. Il menu del 20 ottobre, quando si svolgerà la grande festa di compleanno alla Taverna, coinvolgendo anche alcuni chef degli anni passati, si baserà sulle cinque ricette più votate. Seguiteci dunque sul sito www.qbquantobasta.it su FB https://www.facebook.com/quantobasta Per votare scriveteci una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Qui l'elenco delle 35 ricette che suggeriscono emozioni, ricordi, un tocco vintage che affascina, ma sempre anche la continua voglia di sperimentare.

Votate la vostra ricetta preferita!
* 1979 Cjalzòns d'Inverno * 1980 Minestra di verza e patate * 1981 Timballo Tiramisù * 1982 Zuppa di fagioli e brovada * 1983 Asparagi verdi di Fossalon e prosciutto del Carso * 1984 Gnocchi di susine con gelato alla cannella * 1985 Petto d'oca profumato all'arancio e zenzero * 1986 Zuppa gratinata di funghi * 1987 Guanciale di Pezzata rossa cotto a bassa temperatura * 1988 Petto e coscia di quaglia con salsa allo sclopit * 1989 Frico cun cartufules * 1990 Agnolotti d'Autunno con verza * 1991 Petto di polletto con salsa di fiori di acacia e carciofi * 1992 Costa e verza in padella * 1993 Lombo di lepre ai frutti secchi * 1994 Cialda croccante con crema chantilly e fragole * 1995 Sope di erbis e uardi * 1996 Code di gamberi all'olio extravergine di oliva * 1997 La quaglia incontra il foie gras * 1998 Terrina di fegato d'oca * 1999 Risotto con radicchio tardivo * 2000 Cocotte * 2001 Piccione farcito con le sue interiora in salsa Asperum * 2002 Suprema di faraona con punte d'asparagi e ricotta * 2003 Più pasta che fagioli * 2004 Fegato grasso d'anatra in foglia di patata * 2005 Insalata di puntarelle con fritto di branzino * 2006 Fagottino di polenta in cartoccio * 2007 Ravioli di patate su fonduta di porro e tartufo bianco * 2008 Doppia sfoglia di cioccolato * 2009 Capesante scottate in crosta d'erbe (nella foto) * 2010 Coda di rospo con crema di mandorle * 2011 Rotolo ghiacciato di prugne con lamponi * 2012 Lasagnetta gratinata con radicchio di Gorizia * 2013 Risotto alle erbe di primavera con asparagi bianchi

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Degustazioni esclusive di qb a Corno

Sabato 10 maggio doppio appuntamento per wine lovers e appassionati: alla Fiera dei vini di Corno di Rosazzo qbquantobasta propone due degustazioni ideate e guidate da Liliana Savioli. Alle 18 degustazione-confronto Il Friuli accoglie la Sicilia, con due vini speciali, resi speciali dalla Botrytis:  l'Otto Lustri di RoncSoreli di Prepotto e La Masa 2012 doc Regaleali di Palermo della Cantina Castellucci Miano. Sarà presente anche l'enologo di Roncsoreli Emilio Del Medico. Serviti in abbinamento formaggi siciliani gentilmente offerti. Sala Consiliare, ingresso gratuito, massimo 30 posti, prenotazione consigliata.

Alle 20.30 sempre in sala Consiliare un evento speciale studiato da Savioli per l'occasione: finalmente anche per voi tutto quello che volevate sapere sugli orange wines e non avete mai osato chiedere! Degustazione cromatico-musicale. Degusatzione alla cieca di sei  importanti vini provenienti dalla nostra regione, con formaggi in abbinamento e musiche scelte ad hoc. Un'occasione per incontrare questi vini, riconoscendone il territorio. Costo 20 euro, prenotazione obbligatoria scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o sul sito della Fiera di Corno http://www.fieradeivinicorno.it/contatti.html



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Pane vino e... Giovanni Gandino

L’edizione 2014 della Fiera dei vini di Buttrio ha in serbo molte novità. Sempre al passo con i tempi, sa rinnovarsi sostanzialmente, pur restando fedele a se stessa, legata alle sue radici profonde e rispondendo alle esigenze degli appassionati di oggi. Una delle novità che sicuramente raccoglieranno entusiastici apprezzamenti è costituita dai laboratori di panificazione con il maestro Giovanni Gandino, esperto di fama dell’arte bianca. Sarà a Buttrio il 13 e 14 giugno. Gli abbiamo chiesto come nasce la passione per l’arte bianca, perché di arte davvero si tratta se si vuole fare un buon pane… Così ci ha risposto:
Questa passione nasce nel 1991: ho semplicemente frequentato una scuola statale per poter svolgere questo lavoro. L'Istituto G. Beccari di Torino detto anche Istituto Arte Bianca era l'unico istituto statale in Europa che formasse i panettieri, pasticceri e mugnai. Questa intuizione nobile e ricca di matura visione del mio futuro fu semplicemente generata da una frase di mio papà (per me un mito) "Gianni! visto che anche quest'anno ti bocceranno in questa scuola (liceo scientifico Da Vinci di Torino) mi hanno parlato di una scuola dove impari a fare il pasticcere girando il mondo sulle navi...” Capite quindi che la scelta fu basata esclusivamente su una concreta e seria analisi del mio futuro prossimo: donne e viaggi ... Non andò proprio così, mi affezionai alle tematiche inerenti ai cereali, alla coltivazione e al grano, tanto che pochi anni dopo il diplomi dell'Arte Bianca di Torino conseguii anche il diploma di Perito Agrario. Ho lavorato come pasticcere e lievitista presso la Panettoni Balocco, ho gestito un locale, ho lavorato come operaio (caricavo e scaricavo i camions presso il Molino Cordero di Fossano: due ernie al disco sono il ricordo dei sacchi da cinquanta chilogrammi), per dodici
anni sono stato responsabile qualità nel Molino Mettone di Cuneo, attualmente mi occupo di formazione, consulenza e start up per aziende, ristoranti e scuole.
(l’intervista continua sul numero di giugno di qbquantobasta) spacciatori di lievito madre stay tuned e soprattutto prenotatevi subito ai laboratori con Giovanni Gandino!

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